Lunedì 26 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ammesso parte del cosiddetto Muslim Ban, che tornerà in vigore tra 72 ore.
L’ordine esecutivo era stato emanato all’inizio del mandato di Donald Trump e bloccato successivamente da due tribunali perché ritenuto incostituzionale. Il Muslim Ban, infatti, prevedeva il divieto d’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana.
La Corte ha deciso di accettare gran parte dell’ordine, e di permettere l’ingresso nel paese solamente ai cittadini degli stati in questione che dimostreranno di avere una “legittima relazione” con una persona, società o istituzione all’interno degli Stati Uniti.
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L’ordine esecutivo non permette l’accesso indiscriminato in suolo americano ai cittadini di Iran, Iraq, Siria, Somalia, Libia e Sudan. Questi paesi hanno in comune di essere tutti a maggioranza musulmana e per questa ragione il provvedimento era stato inizialmente accusato di razzismo.
Tuttavia, il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato che il provvedimento era necessario a prevenire l’ingresso di terroristi negli Stati Uniti.
La Corte Suprema a ottobre dovrà sentenziare se il Muslim Ban viola o meno il primo emendamento della Costituzione statunitense, discriminando le persone su base religiosa.
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