Dal 29 giugno del 2015 l’omosessualità in Mozambico non è più illegale. Un nuovo codice penale ha sostituito le vecchie leggi in vigore nel Paese dal 1886, quando il Mozambico era ancora una colonia portoghese, che perseguivano “chiunque fosse solito cedere a vizi contro natura”.
La maggior parte dei cittadini del Mozambico non rinnega l’omosessualità, ma questa viene ancora oggi accettata con difficoltà, spiega un attivista locale per i diritti degli omosessuali.
I procedimenti giudiziari nei confronti degli omosessuali furono attuati solamente fino al 1975, anno in cui lo stato africano del Mozambico ottenne l’indipendenza, ma l’omosessualità non venne mai resa legale.
Il nuovo codice penale, annunciato lo scorso dicembre dall’allora presidente del Mozambico Armando Guebuza – il cui mandato ha avuto una durata di dieci anni -, annulla la condanna fino a tre anni ai lavori forzati prevista per gli omosessuali.
Le nuove leggi prevedono inoltre la depenalizzazione dell’aborto, concessione raggiunta in seguito all’attivismo delle organizzazioni che si battono per i diritti civili.
Nonostante una campagna durata sette anni a favore del riconoscimento di Lambda, l’unica organizzazione del Mozambico che si batte per i diritti degli omosessuali nel Paese, il governo non l’ha ancora ufficialmente riconosciuta come tale.
L’omosessualità è ancora oggi punibile con la pena di morte in Sudan, Nigeria e Mauritania. Nella maggior parte degli stati africani l’omosessualità è considerata ancora illegale.
In Angola una delle pene per gli omosessuali, raccolte nell’articolo 70 del codice penale, prevede il trasferimento in un asilo per persone mentalmente instabili.
In Botswana i rapporti tra persone dello stesso sesso possono essere puniti con reclusioni fino a sette anni di carcere.
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