Da oggi Mosca ha annullato quasi tutte le restrizioni anti-Covid. Bar e locali aperti, smartworking non più obbligatorio e stop al coprifuoco: il sindaco della capitale russa Serghei Sobyanin ha detto che “si torna così verso la normalità”. Secondo il virologo dell’Università degli Studi di Milano e membro del Cts di Regione Lombardia Fabrizio Pregliasco “è una decisione propagandistica e pericolosa”.
Professore, che cosa ne pensa della scelta autonoma di Mosca?
“A mio avviso, vista la situazione internazionale, è un’apertura anticipata senza senso. Vedo invece l’esigenza di essere molto più attenti e stringenti in questo momento”.
Potrebbe essere rischioso togliere queste restrizioni?
“Assolutamente sì, le campagne vaccinali di massa non sono ancora iniziate. E riaprire così potrebbe anche inficiare su un nuovo picco di casi”.
Mosca si fa anche forte dell’uso del vaccino Sputnik V. E’ più efficace di altri? Possono permettersi questa libertà?
“Non è più efficace di quello Pfizer, che ha un’efficacia del 95%, mentre lo Sputnik 90%. E soprattutto in una pandemia globale non è intelligente agire da soli, perché tutti i fattori sono concomitanti”.
Quindi avrà delle conseguenze anche per altri Paesi questa apertura della Russia?
“Sì, se la Russia agisce come vuole potrebbe nuocere a se stessa e agli altri Paesi. A se stessa perché si possono ritrovare dei casi importati e esterni e il problema è che comunque la distribuzione delle persone che non sono comunque coperte: sia quelle non ancora vaccinate, sia quelle vaccinate ma comunque c’è quel 5-10 per cento di probabilità che non funzioni al massimo il vaccino che va tenuto in conto. Agli altri perché danno un esempio negativo e perché la circolazione di persone in questo momento delicato è comunque deleteria”.
In Italia si potrebbe fare così in qualche città?
“No, al momento assolutamente no. E poi ci vuole un sistema coordinato, in Europa e anche fuori, se vogliamo debellare il Coronavirus”.
Qual è allora il senso di togliere queste restrizioni?
“E’ azzardato. E il fine è propagandistico, per non dire populista”.