Il gigante chimico Monsanto è stato condannato a pagare 289 milioni di dollari di danni ad un uomo che sosteneva che gli erbicidi contenenti glifosato prodotti dall’azienda gli avevano provocato il cancro.
Una giuria californiana ha stabilito che la Monsanto sapeva che i suoi diserbanti Roundup e RangerPro erano pericolosi, ma non aveva avvertito i consumatori.
Si tratta della prima causa legale intentata contro l’azienda Monsanto ad andare in giudizio che riconosce un legame tra il glifosato e il cancro.
La Monsanto infatti nega che il glifosato causi il cancro e ha affermato che intende fare appello contro la sentenza.
“La giuria ha sbagliato”, ha dichiarato il vicepresidente Scott Partridge davanti al tribunale di San Francisco.
A presentare il caso è stato il giardiniere Dewayne Johnson, una tra le più di 5mila persone che hanno cercato di dimostrare il legame tra il cancro e l’uso dei prodotti della Monsanto.
Secondo gli esperti, la sentenza della California farà da apripista a centinaia di altre rivendicazioni simili contro l’azienda, di recente acquisita dal conglomerato tedesco Bayer AG.
Al signor Johnson è stato diagnosticato un linfoma non-Hodgkin nel 2014.
I suoi avvocati hanno affermato che l’uomo ha usato regolarmente il prodotto RangerPro mentre lavorava in una scuola a Benicia, in California.
In una dichiarazione rilasciata dopo la sentenza, la Monsanto ha detto di essere “solidale con il signor Johnson e la sua famiglia”, ma che avrebbe “continuato a difendere vigorosamente questo prodotto”.
“La decisione odierna non cambia il fatto che più di 800 studi e revisioni scientifiche, tra cui le conclusioni dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti e le autorità regolatorie di tutto il mondo, sostengono che il glifosato non causi il cancro”, conclude la nota.
Il glifosato è l’erbicida più comune al mondo, ma non è ancora chiaro che impatto abbia sulla salute di chi lo utilizza.
Nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, l’agenzia per il cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha concluso che era “probabilmente cancerogeno per l’uomo”.
Di parere contrario l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA), che continua a insistere sul fatto che il glifosato sia innocuo se usato con attenzione.
Gli attivisti del settore agricolo contestano i dati forniti dall’EPA, affermando che i risultati dell’Agenzia sono stati influenzati dalle aziende.
Alcuni democratici hanno persino chiesto al Dipartimento di giustizia l’apertura di un’indagine sulla presunta collusione tra i funzionari governativi e la Monsanto.
Anche in Europa la battaglia sul glifosato è molto dura.
Il presidente francese Emmanuel Macron sta cercando di mettere al bando il prodotto nonostante la resistenza di alcuni legislatori francesi e il fatto che la Commissione europea abbia recentemente concesso al pesticida un’altra licenza quinquennale.