Migliaia di manifestanti sono scesi nella piazza principale di Chișinău – la capitale della Moldavia – il 6 settembre, per protestare contro lo scandalo di corruzione che ha coinvolto il governo del presidente Nicolae Timofti.
La folla, che secondo quanto riporta il quotidiano britannico The Guardian sarebbe stata composta da almeno 100mila persone, chiede le dimissioni del presidente del Paese, le elezioni anticipate e la condanna dei responsabili della scomparsa dalle casse dello Stato di quasi 900 milioni di euro – un ottavo del bilancio della Moldavia.
I manifestanti sono anche contrari al fatto che l’economia e la politica del Paese siano influenzate da “potenti oligarchi”. Le altre richieste espresse dai manifestanti si riferiscono invece alla riforma della giustizia, a una maggiore libertà per i grandi media nazionali, al licenziamento dei capi di numerose agenzie governative e alla cancellazione dei recenti aumenti dei costi dell’energia elettrica e del gas.
Già lo scorso maggio migliaia di persone avevano protestato per la scomparsa dei 900 milioni di euro da tre banche del Paese attraverso prestiti considerati sospetti. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale hanno smesso di finanziare a livello monetario la Moldavia dopo questo incidente, che rimane un punto fondamentale delle attuali proteste.
Altri gruppi si sono uniti alla manifestazione. In particolare i sostenitori del partito di estrema sinistra Red Bloc hanno marciato attraverso il centro di Chişinău, fermandosi di fronte all’abitazione dell’oligarca Vladimir Plahotniuc, per poi giungere fino alla sede del procuratore generale del Paese, tentando, tra le altre cose, di sfondare un cordone della polizia e scatenando diversi scontri.
Alcuni manifestanti hanno piazzato delle tende nel luogo della protesta, dichiarando che non se ne andranno fino a quando l’attuale governo non sarà sciolto.
L’evento rappresenta la più grande protesta del Paese da quando la Moldavia ha ottenuto l’indipendenza nel 1991.
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