Nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2015, gli Stati Uniti hanno condotto un raid aereo nel nordest della Libia, uccidendo un terrorista affiliato ad al-Qaeda. Il suo nome era Mokhtar Belmokhtar.
L’attacco è stato confermato dal Pentagono ed è avvenuto nella città libica di Ajdabiya. Nel 2013 Belmokhtar fu il responsabile di una strage avvenuta all’interno di un impianto di gas ad Amenas, in Algeria. In occasione di quell’incidente, circa 800 persone furono prese in ostaggio e 40 vennero uccise.
Ma chi era davvero Mokhtar Belmokhtar? Se ne è parlato molto, anche in passato. Intelligence, media e governi di tutto il mondo lo definivano l’emiro indiscusso del Sahara.
In patria lo chiamavano l’intoccabile perché avevano cercato di ucciderlo diverse volte, senza mai riuscirci. Più volte l’avevano dato per morto, una delle ultime dopo che aveva occupato il capoluogo di una regione settentrionale del Mali.
Mujaheddin, terrorista, ma soprattutto trafficante. Mokhtar Belmokhtar, tra i fondatori della filiale nordafricana di al-Qaeda, era da almeno vent’anni alla guida della jihad tra l’Algeria e il Sahara più profondo. La sua autorevolezza non è mai stata realmente scalfita.
Veniva chiamato Laouer, cieco da un occhio, eredità della guerra in Afghanistan. All’età di 19 anni, venne addestrato al campo di Jalalabad, in Afghanistan, vicino al confine con il Pakistan. Poi, nel 1993, tornò nella città algerina di Ghardaia, dove era nato, sconvolta da una sanguinosa guerra civile.
La sua rete di conoscenze, che includeva tutti i luminari della jihad, lo portò a essere il leader dei fondamentalisti islamici nell’Algeria meridionale. I leader di al-Qaeda, che in quel periodo si trovavano in Sudan, lo inclusero nei traffici del Sahara.
Belmokhtar riforniva d’armi e materiale i jihadisti algerini. Con il tempo, è passato da essere un terrorista e contrabbandiere al diventare un vero e proprio padrino: Mr. Marlboro – anche così veniva chiamato a causa del suo presunto ruolo nel contrabbando di sigarette nella regione – ha chiesto per anni il pizzo in cambio della sua protezione sulle rotte dei traffici clandestini nel deserto. Il Sahara era il suo emirato.
Nel 2002 Belmokhtar si staccò dal Gruppo Islamico Armato per formare quella che divenne poi al-Qaeda nel Maghreb Islamico. Preferì tenere per sé il controllo dei traffici nel sud dell’Algeria piuttosto che ottenere la leadership dell’organizzazione.
Da quell’anno cominciò una serie di rapimenti che lo portò a incrociarsi con Iyad Ag Ghali, il negoziatore che per lungo tempo ha tenuto in mano il Mali. Lui, Mr. Marlboro, teneva gli ostaggi. Il suo compagno, Iyad Ag Ghali, ne trattava il rilascio per i governi stranieri.
Tutto riporta sempre e comunque all’Azawad, un territorio nel nord del Mali a lungo conteso tra governo e ribelli che nell’aprile del 2012 ha dichiarato la propria indipendenza dal Paese, ritirandola successivamente. È qui che Iyad Ag Ghali fa il signore e Belmokhtar aveva il suo rifugio.
Nell’Azawad, Belmokhtar si legò definitivamente alle tribù locali, sposando quattro donne di importanti famiglie Tuareg. Al contempo, però, si mise in concorrenza con Bahanga, leader dei ribelli Tuareg e altro importante contrabbandiere.
I due si scontrarono nell’insurrezione maliana del 2006, che anticipò quanto avvenuto in seguito: i fondamentalisti islamici hanno inizialmente supportato, e poi attaccato, i Tuareg. Negli ultimi anni il ruolo di Belmokhtar cambiò fino a divenire di fatto un rifornitore ufficiale della jihad.
I legami si deteriorarono da quando Abdelmalek Droudkel si autoproclamò capo della cellula qaedista. Il rapporto tra i due fu sempre conflittuale. La mancata nomina a emiro è stata, allora, un affronto troppo grande per Belmokhtar.
La scelta diede vita a una faida interna che mise al-Qaeda ai margini della ribellione nell’Azawad, mentre Belmokhtar passò tra le fila dei jihadisti mauritani con i quali assaltava la Parigi-Dakar. Ben presto, però, era tornato a essere più potente di prima. Ma ora un raid condotto dagli Stati Uniti ha messo fine al suo impero nel Sahara.
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