L’azienda automobilistica Mitsubishi ha ammesso martedì 26 aprile di aver truccato i test per certificare le emissioni delle sue automobili in modo da essere in regola con i parametri richiesti dal Giappone.
La pratica scorretta è stata adottata dal gruppo nipponico per almeno venticinque anni, a partire dal 1991. I test anti smog fuori norma sarebbero stati effettuati su quattro modelli di minicar, per un totale di 625mila vetture.
Secondo alcuni analisti i modelli “truccati” sarebbero addirittura dodici e le auto coinvolte almeno un milione.
La Mitsubishi ha interrotto la produzione e la vendita dei modelli incriminati. Il costruttore di auto dovrà inoltre pagare le tasse e restituire le sovvenzioni accordate dal governo per le erronee indicazioni riportate.
Lo scandalo potrebbe costare alla casa automobilistica l’intero utile per l’anno fiscale 2015, pari a oltre 100 miliardi di yen (circa 800 miliardi di euro).
Le quotazioni nella Borsa di Tokyo di Mitsubishi sono crollate del 10 per cento e in una settimana il titolo ha ceduto circa la metà del suo valore rispetto a prima delle ammissioni.
Quindici anni fa la Mitsubishi fu investita da uno scandalo su una sistematica copertura dei difetti dei veicoli che portarono la casa nipponica vicina al fallimento.
La vicenda ha immediatamente richiamato lo scandalo Dieselgate di Volkswagen.