Le autorità giapponesi stanno ancora cercando di identificare le otto persone i cui resti sono stati ritrovati all’interno di un’imbarcazione che si è arenata lunedì 27 novembre sulle coste del Giappone.
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Secondo la guarda costiera giapponese operante nella prefettura dell’Akita, nella parte nord del paese, il battello di legno potrebbe provenire dalla Corea del Nord.
Molti dei cadaveri sono ormai scheletri e per questo l’identificazione è più complessa.
L’imbarcazione con i cadaveri era stata avvistata venerdì 24 novembre a 300 metri dalla spiaggia di Miyazawa, a Oga. Non era stato possibile raggiungere il peschereccio a causa del mare mosso che li ha poi riportati a riva.
Questa scoperta è solo l’ultima di una serie di episodi simili.
Solo quattro giorni prima, un’altra imbarcazione di venti metri con a bordo anche in questo caso otto uomini si era arenata sugli scogli di un tratto di costa nella medesima prefettura.
Gli uomini tratti in salvo avevano dichiarato alla guardia costiera di essere pescatori nordcoreani. La barca aveva subito un’avaria ed era finita alla deriva. L’equipaggio aveva detto di volere tornare in patria.
Il Giappone vede regolarmente navi da pesca provenienti dalla Corea del Nord che si spostano nel suo territorio e la sua guardia costiera ha dovuto occasionalmente soccorrere i pescatori.
Nonostante questi indizi lascino pensare si tratti di semplici pescatori, restano ancora molti dubbi sulla reale identità di questi cadaveri. Accade ormai regolarmente che delle imbarcazioni con a bordo cadaveri sbarchino sulle coste giapponesi.
Negli anni passati almeno quattro “barche fantasma” provenienti dalla Corea del Nord sono finite sulle spiagge giapponesi.
Sui passeggeri di queste barche e sul tragico destino esistono due teorie valide:
• Secondo alcuni analisti si tratta di profughi in fuga dal regime, che spesso rischiano la vita pur di abbandonare la Corea del Nord. Pyongyang non consente ai suoi cittadini di lasciare i confini nazionali se non con un permesso speciale e, stando al Washington Post, la pena per chi fugge è la morte.
• Secondo altri esperti e ricercatori, si tratta di pescatori che pagano lo scotto di dover affrontare il pericoloso Mar del Giappone anche nei periodi meno indicati per la pesca.
L’apparizione di queste “navi fantasma” si crede sia una conseguenza dei tentativi della Corea del Nord di soddisfare le maggiori richieste di pesce che derivano da una carenza di cibo nel paese.
Ciò costringe i pescatori a imbarcarsi su navi mal equipaggiate e ad avventurarsi in mare aperto, senza attrezzature per emettere una chiamata d’emergenza se le loro barche si mettono nei guai.
Seo Yu-suk, direttore della ricerca dell’Istituto per la Corea del Nord a Seoul, sostiene che la penuria di cibo della Corea del Nord potrebbe essere la principale motivazione della serie di incidenti che coinvolgono le navi provenienti dalla Corea del Nord.
Yoshihiko Yamada, professore alla Tokai University giapponese, ha detto che i pescatori che operano nel Mar del Giappone sono appena entrati in una stagione di condizioni climatiche avverse.
“Durante l’estate, il Mar del Giappone è abbastanza calmo, ma a novembre arriva a essere instabile, diventando pericoloso quando i venti iniziano a soffiare da nord-ovest”, ha detto il docente.
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