Missili contro basi Usa, l’Iran aveva informato gli Stati Uniti dell’attacco
A poco più di ventiquattr’ore dal doppio lancio di missili sulle basi Usa in Iraq, appare ormai certo che l’Iran – come annunciato già ieri mattina – aveva informato preventivamente gli Stati Uniti dell’attacco che avrebbe condotto sulle strutture di al-Asad ed Erbil.
Una tesi sostenuta fin da subito dopo l’attacco da alcune fonti diplomatiche arabe, ma che in un primo momento – quando si cercavano informazioni sul numero effettivo di vittime, che secondo l’Iran erano state “almeno 80” mentre gli Stati Uniti, tramite un controverso tweet del presidente Donald Trump, escludevano morti e dicevano che “va tutto bene” – non aveva trovato conferma.
Man mano che poi, nel corso della giornata, si è capito che tutti i militari presenti nelle basi – non soltanto americani, visto che c’erano contingenti di altri Paesi tra i quali l’Italia – erano tutti illesi, l’idea che gli Usa fossero stati avvertiti dell’imminente attacco è divenuta sempre più plausibile. Ma come mai quella che era stata ribattezzata “operazione Soleimani martire” (annunciata dall’Iran come una rappresaglia, una “terribile vendetta” per l’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani) in realtà è stato un attacco a vuoto?
Secondo gli analisti internazionali, l’idea di Teheran non è mai stata quella di scivolare davvero in un conflitto frontale con Washington. Allo stesso tempo, però, il Paese guidato da Ali Khamenei voleva dimostrare a Trump di avere la possibilità di colpire obiettivi americani in qualsiasi momento. Più che una rappresaglia, si sarebbe trattato dunque di una dimostrazione di forza, al momento senza conseguenze.
È stato proprio per l’assenza di vittime, in fondo, che gli Usa hanno rinunciato a colpire i 52 potenziali obiettivi iraniani che avevano annunciato di aver messo nel mirino. Anzi, essere informati preventivamente del lancio di missili sulle proprie basi militari è stato per gli Stati Uniti un messaggio di distensione, o perlomeno un freno alla continua escalation di violenze in Medio Oriente negli ultimi giorni.
Nelle ultime ore, anzi, continua a girare la voce che Washington e Teheran siano in continuo contatto per trovare una via di uscita alla crisi. Nel suo discorso alla nazione di ieri, Trump ha dettato le sue condizioni perché si possa tentare il dialogo: l’Iran deve interrompere il suo sostegno al terrorismo e rinunciare alle sue ambizioni nucleari.