Nel 1999 Richard Holbrook, l’architetto degli Accordi di Dayton che posero fine alla guerra di Bosnia, scrisse nelle proprie memorie: “Se si affacceranno sulla scena politica più leader come Milorad Dodik, allora l’originale piano di Dayton potrà funzionare”. A distanza di vent’anni Dodik, leader della Repubblica serba di Bosnia (Republika Srpska), è la principale minaccia alla pace e alla stabilità del Paese e dell’intera area balcanica. Così lo ha definito Christian Schmidt, l’attuale Alto Rappresentante per la Bosnia Erzegovina (Ohr).
Nel rapporto presentato al Segretario Generale dell’Onu lo scorso 30 ottobre, ha inoltre sottolineato che le minacce di secessione di Dodik, se ignorate, rischiano di invalidare radicalmente l’ordine post-Dayton, paventando il rischio di un nuovo conflitto. Oggi Dodik è il membro serbo bosniaco della presidenza tri-partita della Bosnia ed Erzegovina e rappresenta gli interessi della Republika Srpska, l’entità politica che insieme a quella croato-bosgnacca (Federazione di Bosnia Erzegovina- FBiH) e al distretto di Brčko, costituisce la Federazione bosniaca.
In base agli Accordi di Dayton le entità, divise su base etnica, godono di una relativa autonomia ma rispondono allo Stato centrale, rappresentato dalla presidenza tripartita, in materie come esteri, giustizia, difesa e tassazione. Al di sopra di tutto si staglia poi l’ufficio dell’Alto Rappresentante, che ha poteri legislativi per garantire il rispetto degli accordi. Dopo 27 anni dalla firma a Dayton, Dodik sembra voler distruggere l’attuale assetto normativo.
Il 10 dicembre scorso, infatti, l’Assemblea della Republika Srpska ha approvato il piano per il ritiro dalle istituzioni federali. L’iniziativa prevede che da qui a sei mesi venga redatta un’apposita legislazione per creare istituzioni parallele nella Republika Srpska in materia di giustizia, difesa e tassazione. Non si tratta ancora di una vera e propria secessione ma di un primo passo che inevitabilmente porterebbe a questo risultato, come ha dichiarato Derek Chollet, consigliere del Segretario di Stato americano Anthony Blinken. E il rischio per la pace nei Balcani è alto.