Padre figlia annegati chi erano
Cercavano una vita migliore e la cercavano negli Stati Uniti, la terra promessa. Così raccontano i familiari di Oscar e Valeria, il papà e la bambina trovati morti lunedì 24 giugno giugno al confine tra Messico e Stati Uniti, annegati nel fiume Rio Grande.
La foto dei due corpi senza vita e senza volto stretti in un abbraccio ha indignato il mondo intero. Quella di Óscar Alberto Martínez Ramírez e della sua bambina è la storia di tanti migranti messicani che cercano la felicità al di là del confine.
Valeria non aveva nemmeno due anni, amava ballare, giocare con i suoi peluche e pettinare la mamma. Óscar aveva 25 anni e lavorava quasi tutto il giorno, era arrivato a vendere la sua moto e a prendere in prestito del denaro per portare la sua famiglia dall’altra parte del confine. Dal Salvador agli Stati Uniti, dove Óscar, Valeria e Vanessa avrebbero iniziato la loro seconda vita, all’insegna della sicurezza e delle opportunità negate loro nel paese natale.
Padre figlia annegati chi erano | Volevano un futuro migliore
“Volevano un futuro migliore per la loro bambina”, ha detto al The Washington Post María Estela Ávalos, la madre di Vanessa. Hanno viaggiato per più di mille miglia e l’idea era quella di arrivare negli Stati Uniti e chiedere asilo, lontano dalla violenza che strazia il loro paese e spinge tanti migranti ogni giorno ad andarsene.
In Messico, però, il ponte al confine con gli Stati Uniti era chiuso quel giorno. I due hanno dovuto buttarsi in acqua. Gli Stati Uniti erano lì, a una manciata di metri, ma la corrente del Rio Grande è stata feroce con Óscar e Valeria. Li ha spazzati via, trascinando via i loro corpi e il loro sogno.
Padre figlia annegati chi erano | Come Aylan
Il giorno dopo la foto dei loro corpi tra le canne è stata pubblicata dal quotidiano messicano La Jornada, poi dall’Associated Press per fare il giro del mondo e indignare l’umanità. Guardando quell’abbraccio è impossibile non pensare alla foto che nel 2015 straziò le coscienze di tanti, quella del piccolo Aylan, il bambino siriano di tre anni trovato morto su una spiaggia turca.
Come si legge sul The Washington Post, due le catastrofi che hanno colpito Óscar e la sua bambina: l’acqua del Rio Grande e un sistema di asilo impreparato ad accogliere chi scappa dall’America centrale.
La foto è diventata presto il simbolo della crisi umanitaria al confine e per qualcuno rappresenta anche la condanna delle politiche restrittive in fatto di immigrazione portate avanti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha tagliato drasticamente il numero dei migranti autorizzati a richiedere l’asilo ogni giorno.
Nessun commento per ora da parte del Department of Homeland Security, né da parte delle autorità doganali. Anzi, dal presidente Trump arrivano le accuse ai democratici: “Se avessimo le giuste leggi che i Democratici non ci lasciano avere, quelle persone non arriverebbero”.
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