Coronavirus, il Washington Post: “I migranti sono gli eroi ignorati della pandemia”
“Dagli ospedali ai campi, i migranti forniscono lavoro vitale per mantenere a galla le società” in questa fase della pandemia di Coronavirus. A sostenerlo è un articolo del Washington Post, firmato da Ishaan Tharoor. In un momento in cui gli stati nazionali impediscono gli spostamenti, rafforzano i controlli ai confini e tagliano i collegamenti, gli immigrati diventano ancora più vulnerabili, sottolinea il quotidiano statunitense, ma grazie al loro lavoro “sono gli eroi non celebrati e in prima linea della pandemia“.
Negli Stati Uniti, l’industria alimentare e della ristorazione dipendono in modo sostanziale dal lavoro dei migranti, sottolinea il WP. Sui circa 400mila lavoratori agricoli in California, tra il 60 e il 75 per cento sono migranti senza documenti, provenienti principalmente dal Messico. E rimanere nei campi è un lavoro considerato “essenziale” durante l’epidemia di Coronavirus.
Tharoor sottolinea che in alcuni paesi l’assenza dei migranti dal lavoro agricolo ha acuito la crisi dovuta al Coronavirus. “I miei colleghi hanno dato conto all’inizio di questa settimana dei problemi che i paesi europei stanno affrontando ora che le chiusure delle frontiere e i divieti di viaggiare li hanno privati del lavoro dei migranti da cui dipendono i loro settori agricoli”.
Il riferimento è alla mancanza di manodopera in agricoltura, costituita in gran parte da stranieri, che abbiamo registrato anche in Italia, con il conseguente rischio che i raccolti marciscano nei campi. A questo proposito la ministra per le Politiche agricole Teresa Bellanova ha chiesto ieri la regolarizzazione degli stranieri che lavorano nel settore agricolo.
“Propongo che si regolarizzi chi ha fatto lavoro nero, aiutiamo le imprese ad emergere da questa situazione e liberiamoli dalla criminalità che è data dal caporalato”, ha detto Bellanova in diretta Facebook nel corso del dibattito organizzato da Più Europa sul tema ‘Agricoltura a rischio: regolarizzare i lavoratori stranieri’. “Mettiamo tutti in condizione di lavorare nella regolarità”. Secondo la ministra, bisogna inoltre “permettere a chi ha fatto richieste di permesso di soggiorno, e non ha avuto ancora risposta, di svolgere nella regolarità il loro lavoro”.
“A chi non ha fatto una richiesta di permesso di soggiorno – ha proseguito – dobbiamo dire che se l’impresa si impegna a fare assunzioni, a quel cittadino che sta nel nostro territorio noi dobbiamo concedere il permesso di soggiorno per dare la possibilità di lavorare in modo regolare, con il coraggio che is deve avere in momenti di difficoltà. Senza – ha sostenuto – noi lasceremmo le imprese da sole, i prodotti a marcire nei campi e poi non ci sarebbe cibo a sufficienza. E nel momento in cui ci sono persone che rischiano di morire di fame, non possiamo permettercelo”.
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