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    La Germania ha aperto centri di detenzione di massa per richiedenti asilo

    Conosciuti anche come centri di ancoraggio, voluti dal nuovo ministro degli Interni della Germania, Horst Seehofer, detengono i migranti richiedenti asilo per un massimo di 18 mesi mentre vengono processate le loro richieste

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 21 Mag. 2018 alle 12:26 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:41

    I centri di detenzione di massa, o “centri di ancoraggio”, voluti dal nuovo ministro degli Interni della Germania, Horst Seehofer, sono ora una realtà.

    L’onorevole Seehofer è da tempo un critico acceso delle politiche sui rifugiati della cancelliera Angela Merkel e ha promesso di accelerare le procedure di asilo e aumentare i rimpatri.

    I migranti restano nei “centri di ancoraggio” per un massimo di 18 mesi mentre vengono processate le loro richieste, ossia fino a quando le pratiche non sono chiuse. I critici sostengono che tenere le persone nei centri può portare a manifestazioni di    violenza e rendere più difficile per loro integrarsi nella società.

    Secondo alcune organizzazioni umanitarie, questi centri minano l’immagine di ospitalità che la Germania ha conquistato agli occhi del mondo.

    I centri di accoglienza tedeschi sono ormai da tempo superaffollati e il sistema ha fa fatica a gestire le nuove richieste. È capitato spesso che i richiedenti asilo fossero costretti a dormire all’aperto per strada o nei parchi pubblici. Questo ha contribuito a esasperare la situazione e a favorire l’ascesa dei gruppi razzisti di estrema destra. Ma, dall’altra parte, è cresciuto anche l’impegno sociale delle persone: i centri sono in difficoltà anche nella gestione dei tanti volontari che si presentano per dare una mano.

    I cosiddetti “centri di ancoraggio” – un acronimo per arrivo, decisione, ritorno – sono progettati per accelerare le eplusioni dei richiedenti asilo che non hanno ottenuto lo status, contenendo un numero consistente di persone durante il periodo in cui le autorità sono chiamate a decidere del loro futuro.

    Fino a ora, la politica della Germania è stata quella di distribuire e incorporare i nuovi arrivi tra le varie comunità di tutto il paese. Ma il governo di Angela Merkel sta cercando di invertire questa  strategia, come reazione populista contro la gestione della crisi dei rifugiati.

    “Sappiamo tutti quanto sia difficile rimpatriare le persone prive dello status di rifugiati una volta che si sono sparpagliate nel paese e che hanno messo radici nelle nostre città e comunità”, ha dichiarato  Horst Seehofer al parlamento tedesco.

    Il primo centro, che funge da prototipo, è stato allestito in Baviera.

    I primi mesi di attività del centro hanno però registrato alti tassi di criminalità, proteste di massa e crescenti tensioni tra richiedenti asilo e forze di sicurezza.

    Il centro è stato allestito nel complesso militare di Max-Immelmann, nell’alta Baviera. Il complesso ospita circa 1.100 persone, provenienti principalmente dai Balcani occidentali, dall’Ucraina, dalla Nigeria e dall’Afghanistan.

    “È come una prigione”, ha detto Lucky Raphael, 24 anni, originario della Nigeria, secondo il quale i detenuti non possono chiudere a chiave le loro stanze, cucinare il proprio cibo, andare fuori a cercare lavoro o frequentare la scuola.

    “Possiamo uscire, ma sempre nel timore di poter essere arrestati”, ha detto Raphael, che ha raccontato al Guardian di aver lasciato il paese d’origine a causa delle terribili condizioni economiche e sociali vigenti nel paese, ed è arrivato in Baviera attraverso l’Italia.

    Oltre un milione di migranti è arrivato in Germania come parte della politica della porta aperta della signora Merkel nel 2015. Il contraccolpo scatenato dalla sua politica ha contribuito ad alimentare l’estrema destra del paese nelle elezioni dello scorso anno – il partito Alternative fur Deutschland (AfD) è entrato per la prima volta nel parlamento federale – e ha portato alla peggiore performance elettorale in quasi 70 anni per il suo partito CDU.

    Il programma sarebbe quello di limitare gli arrivi di richiedenti asilo a circa 200mila all’anno. Il progetto parla anche di un limite massimo di 1.000 al mese al numero di migranti a cui sarà permesso di unirsi alla loro famiglia che vive in Germania.

    Cosa prevede, fino a oggi, il sistema di accoglienza in Germania

    Il sistema di richiesta d’asilo in Germania è decentrato: ogni stato federale organizza i suoi centri di accoglienza, ma c’è un meccanismo di quote per la redistribuzione in tutto il territorio nazionale. Nella suddivisione si tiene conto anche della nazionalità dei richiedenti asilo in quanto ogni regione ha una sede regionali del Ministero dell’Immigrazione che si occupa di specifiche nazionalità

    I tempi di attesa nel primo centro di prima accoglienza (Erstaufnahmeeinrichtung) dove avviene la richiesta sono circa tre mesi, durante i quali si svolge anche l’intervista obbligatoria prevista dalla procedura. Per i primi tre mesi di soggiorno ci sono delle restrizioni alla mobilità dal centro. Per esempio non si può abbandonare la regione in cui si è fatta richiesta di asilo, senza aver ottenuto un permesso dall’ufficio competente.

    Nei primi tre mesi i richiedenti asilo ricevono cibo, dei soldi e la possibilità di frequentare corsi di lingua, ma non in tutti i campi di accoglienza. Scaduti i tre mesi, il richiedente asilo viene spostato in un altro centro di accoglienza nella stessa regione. Rispetto ad altre nazioni, il richiedente ha più opportunità.

    Deve provvedere da solo al proprio cibo, ma può lavorare e ricevere un compenso di 360 euro al mese. Può addirittura cercarsi un alloggio diverso da quello assegnato dallo Stato se in grado di mantenersi. Il tempo di attesa per ottenere i risultati dell’intervista è circa un anno, ma dipende molto dalla nazionalità.

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