Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Esteri
  • Home » Esteri

    Strage di giornalisti in Messico: 6 morti dall’inizio del 2018

    Il corpo senza vita di Hector Gonzalez è stato trovato nella parte settentrionale di Tamaulipas, al confine messicano con gli Stati Uniti. La violenza nel paese è salita a livelli record

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 30 Mag. 2018 alle 09:58 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 19:02

    La mattina del 29 maggio, il corpo senza vita di Hector Gonzalez, corrispondente locale per il quotidiano nazionale Excelsior, è stato trovato a Ciudad Victoria, nella parte settentrionale di Tamaulipas, al confine con gli Stati Uniti.

    La notizia è stata diffusa attraverso un comunicato ufficiale del procuratore generale di Tamaulipas.

    Gonzalez è almeno il sesto giornalista ad essere ucciso dall’inizio del 2018 in Messico,  il 34esimo dall’inizio dell’amministrazione del presidente Enrique Pena Nieto, nel dicembre del 2012. La violenza è salita a livelli record.

    Il Messico è uno dei paesi più pericolosi del mondo per i giornalisti. Nel 2017, 12 giornalisti sono stati uccisi e in molti casi gli autori non sono ancora stati identificati.

    Il 15 maggio scorso, Juan Carlos Huerta, giornalista radio-televisivo nello stato messicano di Tabasco è stato ucciso mentre usciva dalla sua casa a Villahermosa, capitale dello stato. 

    L’uomo conduceva il programma radiofonico “Sin reservas” e collaborava anche con la tv locale Notinueve.

    Per lui si è esclusa l’ipotesi di una rapina finita male.

    La sua auto è stata affiancata all’improvviso da quella dei killer, che l’hanno mitragliato mentre lui era alla guida. Li ha visti senza aver modo di sfuggirgli. Stava conversando per telefono cellulare, forse è riuscito a dire qualcosa al suo interlocutore.

    Settantasei giornalisti uccisi dal 2010 e nessun colpevole. Sono questi numeri a dire quanto sia difficile fare il cronista in Messico, numeri che i media nazionali e locali rispolverano oggi per commentare l’ennesimo omicidio.

    C’è poi Alicia Díaz, 52 anni, faceva inchieste sull’economia della regione di Monterrey, il maggiore centro industriale nel nord-est del paese, in cui operano attivamente anche i riciclatori dei proventi del narcotraffico.

    Ultimamente aveva lavorato a una storia d’investimenti nei prefabbricati per costruzioni, uno dei settori in espansione. Due dei figli l’hanno trovata sgozzata nella sua abitazione, una casa unifamiliare in un quartiere residenziale della città, che conta oltre un milione di abitanti.

    L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha condannato l’uccisione della giornalista Alicia Diaz Gonzalez e ha esortato le autorità a determinare il movente dell’omicidio. In una dichiarazione congiunta citata dai media locali l’Alto commissariato Onu per i Diritti umani e la sezione Onu Donne hanno condannato i fatti.

    Jan Jarab, rappresentante dell’organizzazione internazionale in Messico per la difesa dei diritti umani, ritiene “indispensabile continuare a indagare in modo metodico ed efficace” e “non scartare alcuna pista”.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version