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    Merkel, tempo di bilanci

    A Berlino la maggioranza ha trovato un accordo sulle spese del 2013. Un passaggio delicato, per un partito in difficoltà come la Cdu della cancelliera

    Di Amedeo G. Goria
    Pubblicato il 7 Dic. 2012 alle 08:26 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:30

    Merkel tempo di bilanci

    Il 23 novembre scorso il Bundestag ha approvato il bilancio nazionale per il 2013. Il testo finale è frutto di una lunga mediazione tra le diverse anime della coalizione di governo in Germania. L’accordo raggiunto a inizio settembre ha conciliato la posizione del Partito Liberale Democratico (Fdp) con i conservatori dell’Unione Cristiano-Sociale in Baviera (Csu) e ha rafforzato la leadership di Angela Merkel, rieletta presidente dell’Unione Cristiano Democratica (Cdu) con il 98 per cento dei voti al congresso di Hannover.

    Grazie a un nuovo record di entrate fiscali la Germania può prevedere di raggiungere l’agognato pareggio di bilancio. Allo stesso tempo ci sarà una (seppur minima) riduzione delle tasse e un aumento della spesa pubblica. Come fa notare il Süddeutsche Zeitung, la strategia sembra funzionare perché il governo sta approfittando di una congiutura economica inaspettatamente favorevole, ma a guardare da vicino il risparmio è più apparente che reale. Il nuovo bilancio prevede 10,7 miliardi di euro di uscite in meno rispetto al 2012, che però è stato un anno di forti spese impreviste, soprattutto a causa della crisi europea. Se si confronta il dato con quello del 2011, allora la riduzione è di soli 3,8 miliardi. Inoltre il pareggio di bilancio, che il ministro Wolfgang Schäuble prevede per il 2014, contempla solo l’equiparazione tra le entrate e le uscite, ma non include quelle ‘spese eccezionali’, come il salvataggio della Grecia, che dovranno necessariamente essere finanziate attraverso nuovi debiti.

    Va aggiunto infine che la manovra di quest’anno prevede comunque un ulteriore indebitamento di 17,1 miliardi per coprire spese come l’abolizione del ticket sanitario e l’introduzione di un sussidio statale di 100 euro al mese per le famiglie che decidano di crescere i figli a casa nei primi 36 mesi d’età. Il governo sostiene che il provvedimento è una misura di libertà, perché i genitori devono avere la possibilità di scelta tra mandare i loro figli a scuola o educarli a casa. “Lo Stato non è il miglior insegnante. I genitori devono essere liberi di scegliere dove poter educare al meglio i loro figli,” ha dichiarato Dorothee Bär, vice segretario della Csu.

    Le opposizioni invece hanno chiamato la misura Herdprämie, il ‘premio dei fornelli’: denunciano cioè quello che secondo loro è “un ritorno al diciannovesimo secolo”, a una società che allontana le donne dal mondo del lavoro . Inoltre, secondo loro, il provvedimento va a svantaggio dei bambini provenienti da ceti sociali più bassi, perché indirizzato a quei genitori che si possono permettere di rimanere un anno fuori dal mercato del lavoro. “È assurdo”, ha commentato il segretario del Partito Socialdemocratico Tedesco (Spd), Sigmar Gabriel, “che lo Stato fornisca una prestazione affinché un’altra prestazione statale non venga adottata.”

    Le proteste sono arrivate anche da una parte della società civile, che ha chiesto di investire quei fondi per fronteggiare la cronica mancanza di posti negli asili nido. Nel difficile quartiere di Neukölln, nella parte sud-est di Berlino, gli attivisti dell’associazione ‘Ripartenza per Neukölln’ sono inferociti contro il primo ministro della Baviera Horst Seehofer, promotore del sussidio, perché pensano che esso favorisca solo le classi privilegiate. “A loro non servono questi soldi”, rilanciano, “noi vogliamo uscire da questi ruoli ancorati al passato, i nostri figli hanno bisogno di altri esempi.”

    Molti esperti sostengono che concedendo questo sussidio chiesto dalla Csu (il ramo bavarese della Cdu), Angela Merkel abbia rafforzato la sua leadership all’interno del partito, ma a ben vedere gli insoddisfatti nella maggioranza sono ancora parecchi. Il partito di governo a detta di molti sta mostrando segnali di incoerenza. Da un lato la rigidità per contrastare la crisi, dall’altro il salario minimo garantito; da un lato le quote rosa e dall’altro il sussidio per le madri che restano a casa.

    Non è un caso che la Cdu sia stata sconfitta in gran parte delle elezioni regionali che si sono tenute negli ultimi tre anni. Il partito sta perdendo in media mille iscritti al mese, e al suo interno la situazione non è del tutto stabile. Eppure, rimane la prima forza nel Paese, di poco sotto il 40 per cento. Per il congresso nazionale di Hannover, la Merkel ha stabilito nei minimi dettagli la scaletta. Non deve emergere alcun contrasto. E, per il momento, nessuno sembra essere nella posizione di sfidare la cancelliera.

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