Da quando è entrato in carica poco più di un anno fa, il premier etiope Abiy Ahmed ha fatto la storia e letteralmente sconvolto la politica del suo Paese, arrivando oggi a essere insignito del Nobel per la pace.
In pochi avevano immaginato le sue possibilità di diventare Primo ministro e ancor meno avevano anticipato le riforme radicali che avrebbe portato in un Paese che per anni era stato guidato dal pugno di ferro del Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope.
Il suo risultato più significativo è stato porre fine a un’aspra disputa sul confine con l’Eritrea, arrivando persino a recarsi in visita nella capitale dell’Eritrea, Asmara, dove ha ricevuto un benvenuto particolarmente caloroso, in un segno di come sia popolare tra molti cittadini stanchi di due decenni di ostilità tra i due Paesi.
Ma anche in modo significativo è il ruolo che ha svolto nel portare la pace nella regione del Corno d’Africa, dal Sudan alla Somalia e Gibuti, che a volte hanno avuto dispute sui confini.
Per tutto il tempo Abiy Ahmed ha diffuso un messaggio chiamato “Medemer”, un termine amarico che significa “stare insieme” ma anche “incisività”. Questa parola è stata usata dal premier per invitare alla sinergia tra i diversi cittadini dell’Etiopia, un Paese composto da un notevole numero di etnie diverse e che negli anni ha dovuto affrontare scontri e divisioni interne.