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    McDonald’s, 90 casi di escherichia coli negli Usa: scoperta la causa della contaminazione degli hamburger

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 31 Ott. 2024 alle 11:17

    McDonald’s, allarme escherichia coli negli Usa: scoperta la causa della contaminazione degli hamburger

    Il bilancio dell’epidemia di Escherichia coli collegata agli hamburger serviti nei McDonald’s degli Stati Uniti è arrivato finora ad almeno un morto e 90 persone infettate, di cui 27 costrette al ricovero in ospedale, ma l’origine della contaminazione è stata finalmente identificata. Secondo l’ultimo aggiornamento divulgato dal Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) infatti, “la probabile fonte di infezione in questo focolaio” è da attribuirsi alle “cipolle fresche a fette”.

    “Al 30 ottobre 2024”, si legge nel nuovo bollettino, “sono state segnalate 15 nuove infezioni, portando il totale a 90”. “Altre cinque persone sono state ricoverate in ospedale, portando il totale a 27”, continua la nota, secondo cui il caso più recente risale al 16 ottobre scorso. “Tutte le nuove infezioni si sono verificate prima che McDonald’s e (il fornitore, ndr) Taylor Farms prendessero provvedimenti per rimuovere le cipolle dai punti di ristoro”.

    La maggior parte dei casi era stata registrata negli Stati del Colorado e del Nebraska mentre il panino incriminato sarebbe il Quarter Pounder, uno dei prodotti di punta del fast food statunitense. Ma ora, assicura il Cdc, “grazie alle azioni intraprese da McDonald’s e Taylor Farms, “il rischio continuo per la popolazione” è ormai “molto basso”.

    Che cos’è l’escherichia coli

    Si tratta di un batterio che può provocare infezioni gravi e, in alcuni casi, anche la morte. I sintomi più comuni, che solitamente si manifestano 3 o 4 giorni dopo l’ingestione di cibo contaminato, prevedono forti crampi allo stomaco, diarrea (spesso sanguinolenta) e vomito, ma si possono sviluppare anche malattie più serie come, ad esempio, l’insufficienza renale. La maggior parte dei pazienti infettati guarisce, senza bisogno di alcun trattamento, dopo 5-7 giorni. I casi più gravi comportano invece problemi renali come la sindrome uremica emolitica e comportano il bisogno di un ricovero in ospedale.

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