È una pratica che sta destando sempre più preoccupazione quella che in Mauritania vede le bambine sottoposte a pasti forzati per farle ingrassare. L’obiettivo? Piacere di più agli uomini.
Le giovanissime, fin dall’età di 6 anni, vengono svegliate di notte per farle mangiare, e farle arrivare fino a pesare almeno 100 chilogrammi. A raccontare di questa inquietante pratica, nota come “gavage” è il film “Il corpo della sposa”, di Michela Occhipinti in concorso alla Berlinale 2019.
Nel paese africano esistono addirittura strutture dedicate alla pratica. Il programma dei pasti giornaliero prevede due chilogrammi di miglio mescolato a due tazze di burro e 20 litri di latte di cammella. Ma non solo cibo: le bambine vengono imbottite di ormoni che si usano per fare ingrassare gli animali da macello.
In Mauritania i canoni di bellezza prevedono il sovrappeso, che sottolinea che una ragazza è florida e ha vissuto nell’abbondanza, in modo da renderle più facile trovare un marito.
La pratica era molto diffusa in passato, e oggi è tornata alla ribalta, in particolare nelle aree rurali del paese. Nella lingua locale l’alimentazione forzata si definisce leblouh, e viene praticata in vere e proprie “fattorie per l’ingrasso”, che tengono le ragazze lontane dall’istruzione. Arrivare a pesare in 100 chilogrammi in pochi mesi è l’obiettivo per poi essere date in sposa, ancora giovanissime. La pratica delle spose bambine è infatti strettamente legata a quella dell’ingrasso forzato.
Secondo l’agenzia di informazione Agi, in Mauritania circa il 20 per cento delle bambine viene alimentata forzatamente. Non sono poche le ragazze che a causa dell’eccessivo peso e dell’alimentazione sbagliata muoiono per infarto o contraggono malattie cardiovascolari o diabete.
Nella società mauritana, la ricchezza era storicamente strettamente legata all’ozio e alla vita sedentaria dei padroni, che avevano gli schiavi che lavoravano al loro posto. Anche la pratica disumana della schiavitù, nonostante sia stata formalmente abolita, rimane una piaga diffusa.
In Mauritania sono circa 600 mila i cittadini, su circa 4 milioni di abitanti, che vivono in schiavitù, scrive ancora Agi. La schiavitù è una condizione ereditaria, che si tramanda di padre in figlio, e che priva chi è schiavo di una remunerazione per il suo lavoro, e dei diritti essenziali. Le antiche popolazioni arabo-berbere usavano rendere schiavi gli autoctoni africani.