Una mappa tiene traccia di quanto sia facile per i cittadini di diversi paesi europei associare in maniera automatica i volti delle persone nere a idee negative. È il cosiddetto pregiudizio implicito che sembra essere più diffuso di quanto si pensi.
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Il progetto che ha permesso di raccogliere le informazioni sulle attitudini dei vari paesi è partito nel 2002 dall’Università di Harvard e si chiama Project Implicit. L’ateneo statunitense ha lanciato sul suo sito un test veloce per stabilire che tipo di associazioni siamo portati a fare in base al colore della pelle. In totale sono state analizzate le risposte di circa 288mila europei tra il 2002 e il 2015.
Sulla mappa ogni stato viene colorato in base ai risultati delle risposte dei cittadini che si sono sottoposti al test. Il rosso è il colore scelto per segnalare i paesi in cui il pregiudizio medio è più alto. In blu, invece, i paesi in cui il razzismo implicito è meno evidente. Per l’Italia il punteggio è di 0,4, dato che ci pone tra i paesi con un tasso medio maggiore.
In generale, in tutte le nazioni europee c’è la tendenza a collegare il colore nero della pelle con concetti negativi come “cattivo” o “malvagio”. Ciò che cambia tra i vari paesi è la velocità con la quale questa associazione avviene.
Il pregiudizio implicito è più accentuato in Repubblica Ceca e in Lituania rispetto a quanto accade in Slovenia, Regno Unito o Irlanda. Un’attitudine neutrale segnalata dal valore zero non è stata registrata in nessun paese. I paesi del nord e occidentali sono nel complesso meno soggetti al razzismo implicito. Il dato aumenta mano a mano che ci si sposta verso sud e verso ovest.
Anche chi si dichiara apertamente non razzista finisce per avere un risultato positivo nel test, che valuta anche il peso della cultura e dell’ambiente sociale sul modo di pensare di ogni individuo.
Ci sono comunque possibili problemi nell’analisi del quadro che la mappa rivela. La dimensione presa in considerazione è solo nel confronto bianco-nero e viene perciò esclusa gran parte della complessità legata alla percezione delle etnie. Inoltre, il test è in inglese e taglia fuori dalla rilevazione tutti i cittadini europei che non conoscono la lingua e che non hanno grossa dimestichezza con l’uso di internet.
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