Secondo alcune prove raccolte da Amnesty International, i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi avrebbero torturato sostenitori dell’opposizione politica. Catturati, picchiati, accoltellati o sottoposti a scariche elettriche. Queste sarebbero le torture che avrebbero subito i manifestanti anti-Morsi.
Sono almeno otto i cadaveri arrivati all’obitorio del Cairo che riportano segni di tortura e almeno cinque di questi sono stati ritrovati nei pressi del sit-in dei sostenitori di Morsi. Il 30 luglio il Ministero dell’Interno ha reso noto che dallo scoppio della crisi erano stati ritrovati undici corpi con segni tortura e che altri dieci casi erano stati denunciati dai sopravvissuti alle sevizie: “L’uso della tortura come forma di vendetta è inaccettabile – ha detto Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettore per il Medio Oriente e l’Africa del Nord ad Amnesty International – si tratta di denunce estremamente gravi che devono essere supportate da indagini con urgenza”.
L’ong ha raccolto le testimonianze di alcuni manifestanti che sono sfuggiti alla cattura: “Mi puntavano l’arma in faccia ed ero terrorizzato – ha detto Mastour Mohamed Sayed – ci hanno immobilizzato, ci urlavano infedeli, poi ci hanno portato in mezzo al sit-in, trascinandoci a terra e mi hanno preso a bastonate e applicato la corrente elettrica. Ricordo di aver perso conoscenza alcune volte”.
Sayed è stato aggredito da uomini a volto coperto il 5 luglio a Rabaa al-Adawiya, nei pressi della manifestazione anti-Morsi. Gli aggressori erano armati di coltelli e mitragliatori. Secondo il giovane, anche una donna sarebbe stata picchiata e violentata: “Nonostante fossi bendato e legato, riuscii a vedere qualcosa – ha detto Sayed – ho sentito le urla di una donna mentre le davano le scariche elettriche e poi ho sentito la voce di un’altra donna ordinarle di togliersi i vestiti. Due uomini sono entrati nella sua stanza e la ragazza ha continuato a urlare”.
Sayed è stato rilasciato il giorno dopo. I suoi sequestratori gli hanno chiesto il perché del suo interesse e appoggio nei confronti del generale Abdel Fattah al-Sisi. Uomini appartenenti alla Fratellanza Musulmana hanno rapito anche Karam Hassam, un altro manifestante anti-Morsi. Il suo corpo è stato trovato otto giorni dopo dalla madre, pieno di ferite e di bruciature sul petto, sulla schiena, sulle braccia e sulle gambe. Una coltellata sul petto e una frattura al cranio completavano il quadro.
Il gruppo egiziano “I am Against Torture” ha riferito ad Amnesty International di aver verificato, in modo indipendente dalle autorità, che 11 persone sono morte dopo essere state torturate dai sostenitori di Morsi.
Secondo un testimone, Ahmed El Kelhy, la Fratellanza avrebbe sparato proiettili letali contro la popolazione locale. Un giovane di vent’anni di nome Hassan Sabry ha visto un manifestante con la gola tagliata e un altro accoltellato a morte. Anche un giornalista di 23 anni è stato bastonato in tutto il corpo. “Vogliamo essere chiari: catturare persone perché hanno idee differenti e torturarle è un atto criminale e i responsabili devono rispondere delle loro azioni”, ha concluso Sahraoui.
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