Almeno 45 persone sono morte dal 9 luglio a oggi negli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine nel Kashmir indiano durante proteste che si fanno sempre più violente, specialmente dall’uccisione del giovane leader separatista Burhan Wani.
La polizia indiana sta usando nuove armi non letali ma molto pericolose, armi da fuoco che sparano pallini di acciaio piccolissimi che colpiscono i manifestanti ovunque, anche sul volto, anche negli occhi.
E così decine di giovani scesi in strada a protestare nonostante il coprifuoco affrontano interventi chirurgici per rimuovere i minuscoli corpi estranei. Secondo The Guardian, in appena due giorni quasi duemila personesono stati feriti in modo più o meno grave a causa della risposta violenta delle forze dell’ordine indiane.
Nel corso della settimana passata, i medici del Kashmir hanno operato gli occhi di 150 pazienti per provare a estrarre i pallini e salvare le loro retine, ma la maggior parte delle vittime perderà la vista.
Intanto le autorità hanno imposto un black out dei media e delle comunicazioni. I social media non funziona e nemmeno i telefoni.