Si è dimesso nella notte tra martedì 18 e mercoledì 19 il presidente del Mali Boubacar Keita, il quale ha annunciato anche lo scioglimento del governo e del Parlamento, poche ore dopo essere stato arrestato dai militari in rivolta. “Ringraziando il popolo maliano per il sostegno in questi lunghi anni e per il calore del loro affetto, voglio informarvi della mia decisione di lasciare da questo momento in poi tutte le mie funzioni” ha dichiarato Keita che poi ha aggiunto: “E con tutte le conseguenze legali: lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e del Governo”.
Il presidente Ibrahim Boubacar Keïta e il primo ministro, Boubou Cissè, erano stati “arrestati” nel tardo pomeriggio di martedì 18 agosto nella capitale Bamako da soldati in rivolta. “Possiamo dirvi che il presidente e il primo ministro sono sotto il nostro controllo. Li abbiamo arrestati a casa del presidente”, ha detto un soldato che ha chiesto l’anonimato. Poche ore dopo, alle 21,15 circa, è arrivata la conferma dell’arresto dei due leader da parte del governo: “Il presidente Ibrahim Boubacar Keita e il suo primo ministro Boubou Cissé sono stati portati dai soldati ribelli su veicoli blindati a Kati”, dove si trova il campo di Soundiata Keita, a una quindicina di chilometri da Bamako, ha spiegato il direttore della comunicazione del premier maliano.
Le rivolte popolari, nate in seguito alle accuse di brogli alle ultime elezioni, sono state represse con la forza su ordine del presidente Keita, provocando la morte di una cinquantina di manifestanti e numerosi arresti tra studenti, lavoratori ed esponenti politici. Dalle 8 di questa mattina riecheggiano colpi di arma da fuoco per le strade di Bamako, da cui sarebbe partita l’insurrezione guidata dalle unità militari della guarnigione di stanza nella base di Kati, a nord della città. A capo del golpe ci sarebbe il colonnello Diaw.
Secondo indiscrezioni, i militari si sono impossessati delle principali infrastrutture governative e dell’emittente tv di stato Ortm, arrestando anche il presidente dell’assemblea nazionale del Mali, il capo di stato maggiore delle Forze armate, il ministro degli Esteri, Kamissa Camara, e quello dell’Economia e finanze, Abdoulaye Daffé. La popolazione accusa il governo di corruzione, incapacità di affrontare la minaccia jihadista (la parte settentrionale del paese si trova ancora in mano a gruppi jihadisti) oltre che della crisi economica e di aver forzato i risultati delle elezioni legislative tenutesi tra marzo e aprile di quest’anno.
***Notizia in aggiornamento
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