In occasione del suo diciassettesimo compleanno, Malala Yousafzai ha deciso di volare in Nigeria per supportare direttamente i parenti delle ragazze rapite da Boko Haram nell’aprile scorso (qui un sunto sulla situazione dopo il rapimento e qui un articolo su cos’è Boko Haram).
Malala, vittima di un attentato talebano (qui la lettera che le hanno indirizzato) in Pakistan nel 2012 a causa della sua battaglia per il diritto allo studio delle donne, è diventata in breve tempo un’icona internazionale per i diritti femminili.
Durante l’incontro con gli attivisti di #bringbackourgirls, ad Abuja, Malala ha lanciato un chiaro segnale alla sfera del fondamentalismo religioso. “Smettetela di abusare dell’Islam – ha dichiarato rivolta agli esponenti di Boko Haram – l’Islam è una religione di pace”.
L’INTERVENTO DI MALALA IN NIGERIA
Le indagini sul rapimento, avvenuto nella città di Chibok, nordest della Nigeria, sono state fatte partire in ritardo dal governo. Questo non ha scalfito la tenacia dei genitori delle vittime che, appena appresa la notizia, si sono mossi autonomamente per tentare di fare chiarezza sulla questione. “Posate le vostre armi. Rilasciate le vostre sorelle – ha proseguito Malala durante l’incontro – rilasciate le mie sorelle. Liberatele, non hanno commesso alcun crimine”.
Successivamente, la vincitrice del Premio Sakharov 2013 ha parlato con il presidente nigeriano Goodluck Jonathan, ricevendo la promessa che le ragazze saranno presto liberate. Ieri, lo stesso presidente ha dichiarato pubblicamente che incontrerà per la prima volta i parenti delle vittime, scoraggiati ma, secondo Malala, con ancora una flebile speranza nel loro cuore.
Boko Haram vorrebbe instaurare la sharia in tutto il Paese e sta sostenendo una battaglia contro l’occidentalizzazione della Nigeria: una politica che ha portato non solo al rapimento delle studentesse, ma anche a diversi attentati da parte del gruppo terroristico contro chi guardava le partite della Coppa del Mondo in pubblico.
Al momento, le ragazze nigeriane ancora in mano al gruppo estremista islamico sono 219 e rischiano di essere vendute come spose. Il 7 luglio scorso sembra che almeno 63 studentesse siano riuscite a scappare approfittando della temporanea assenza dei loro carcerieri.