La fine è soltanto l’inizio. È sulle macerie della quinta repubblica che trionfa l’eccezione macroniana che regola sarà. Il movimento En Marche! ha ottenuto il 32,2 per cento dei voti alle elezioni parlamentari dell’11 giugno, alleandosi con il Mouvement démocrate. Il risultato, se confermato al secondo turno del 18 giugno, assegnerebbe la maggioranza più ampia di sempre nell’Assemblea Nazionale francese a Macron.
Questo sostanzialmente per due ragioni: “nuovo” è non chi reclama una pseudo verginità politica rivendicando l’assenza di incarichi tecnici o politici sul proprio curriculum vitae, nuovo è chi fa un discorso nuovo.
Secondo: inutile giocare alla rincorsa verso il peggio su contenuti e programmi come si fosse al mercato del pesce. Occorrono coraggio e serietà ma soprattutto la capacità di incarnare una narrazione nuova, costruendo un impianto culturale solido attorno alla novità che altrimenti rischia di depauperarsi del proprio potenziale entro pochi mesi.
Questo Emmanuel Macron l’ha capito e ha osato tentare di appassionare non solo la Francia ma l’Europa intera al suo racconto. Ci è riuscito.
Oggi a guardare oltralpe sono tanti i giovani che vedono in lui una grande speranza di rinnovamento per l’Europa oltre che un miracolo politico che molti intendono emulare o fare in parte proprio.
Quanto significativo sarà questo trionfo in termini di cambiamento reale delle politiche europee è presto a dirsi, ciò che si può dire però è che uno spirito nuovo si aggira per l’Europa e ai tedeschi ho voglia di dire: attenti a quello là.