La Ue disapprova all’unanimità l’operazione militare della Turchia in Siria
Si è tenuta oggi a Lussemburgo la riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea per chiedere lo stop alla vendita di armi dall’Europa alla Turchia, impegnata nell’offensiva contro i curdi in Siria. Già molti paesi hanno autonomamente interrotto la vendita di materiale bellico ad Ankara, tra cui Francia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia. (Qui la lista completa).
“L’Ue condanna l’azione militare della Turchia che mina seriamente la stabilità e la sicurezza di tutta la regione”, si legge nel testo di conclusioni del Consiglio esteri dell’Ue sull’offensiva militare di Ankara nel nord est della Siria, in cui si sancisce anche “l’impegno degli Stati a posizioni nazionali forti rispetto alla politica di export delle armi”. Nel documento si richiede un “incontro ministeriale della Coalizione internazionale contro Daesh”.
Lo stop all’export italiano verso la Turchia
Nelle prossime ore l’Italia varerà un decreto ministeriale “che devo firmare come ministro degli Esteri” per bloccare “l’export di armamenti verso la Turchia per tutto quello che riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni”. Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a margine del Consiglio europeo.
Cosa fanno gli altri paesi sulle armi
Intanto, poche ore fa è arrivato l’appello congiunto del presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel per chiedere a Erdogan di fermare l’offensiva nel Rojava. Anche il ministro degli Esteri italiano ha preso una netta posizione contro Erdogan. “Al consiglio Esteri saremo categorici”, ha affermato il titolare della Farnesina Luigi Di Maio. “La Turchia deve cessare questa azione militare ma soprattutto noi chiederemo come Italia di bloccare la vendita di armamenti ad Ankara” da parte di tutta l’Europa.
“Italia e Francia sollecitano la Turchia a cessare subito le operazioni militari nel nord est della Siria, condannandole. È cruciale che l’Ue mantenga una posizione unita sulla Siria e parli con una voce sola”. Sono le parole del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e del suo omologo francese, Jean-Yves Le Drian, durante un bilaterale prima dell’inizio del Consiglio Esteri dell’Ue a Lussemburgo.
Dello stesso avviso anche la Germania: “Penso che la posizione di tutti gli Stati membri sia che non vogliamo sostenere le operazioni militari della Turchia nel nord-est della Siria e che non possiamo fornire le armi per questo. Tuttavia è importante proseguire nel dialogo con Ankara in modo da avere influenza su di loro, perché se questo non dovesse funzionare, dovremo pensare ad altre misure”, ha detto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas entrando al Consiglio Ue.
Le forze curde nella serata di ieri, 13 ottobre 2019, intanto hanno trovato un accordo con Assad per far entrare oltre l’Eufrate truppe di Damasco a protezione di Kobane.
Il bilancio dei morti è 24 civili, tra i quali l’attivista curda Hevrin Khalaf e almeno due i giornalisti uccisi.
Mentre l’Europa si prepara a varare le sanzioni, e Assad si allea con i curdi, Donald Trump ha ordinato il completo e immediato ritiro delle truppe Usa nel nord della Siria. Di fatto gli Stati Uniti abbandonano definitivamente gli alleati curdi.
Il segretario della Difesa Usa Mark Esper ha spiegato il motivo del disimpegno: “Nelle ultime 24 ore abbiamo appreso che la Turchia intende probabilmente estendere la sua offensiva più a sud di quanto inizialmente pianificato e verso l’ovest della Siria. Abbiamo appreso anche che le milizie curde stanno provando a strappare un accordo con i siriani e con i russi per una controffensiva contro i turchi nel nord. Se rimanessimo lì rimarremmo intrappolati tra due forze armate che avanzano: una situazione insostenibile”. Erdogan ha definito il piano “una mossa intelligente”.
Erdogan è più deciso che mai: “Nulla potrà fermarci. Quelli che pensano di bloccarci così si sbagliano di grosso”, ha detto alla tv di Stato.
Leggi l'articolo originale su TPI.it