L’ex presidente del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, in carcere da aprile, è stato condannato ad una nuova pena di 12 anni e 11 mesi per corruzione e riciclaggio di denaro in un altro caso.
Lula, presidente del Brasile dal 2003 al 2011, sta già scontando 12 anni e un mese di carcere per corruzione e riciclaggio di denaro.
La nuova condanna è stata emessa decisa dalla giudice Gabriela Hardt.
In questo procedimento, Lula era accusato di aver ricevuto tangenti da tre aziende brasiliane – Odebrecht, Oas e Schain – sotto fora di ristrutturazioni effettuate in una proprietà di Atibala (stato di San Paolo).
L’ammontare delle tangenti sarebbe di circa 30mila dollari.
Lula si è sempre dichiarato innocente. La precedente condanna per corruzione e riciclaggio gli aveva impedito di candidarsi alle elezioni presidenziali poi vinte da Jair Bolsonaro.
Secondo la magistratura brasiliana Lula era il capo supremo del vasto e istituzionalizzato sistema di corruzione dietro la compagnia petrolifera statale Petrobras.
Lula ha sempre proclamato la sua innocenza, affermando che la condanna è legata a ragioni politiche.
Lo scandalo Petrobras, paragonabile a Mani Pulite in Italia, è stato anche la causa della destituzione di Dilma Rousseff, scelta da Lula come successore e messa in stato d’accusa dal parlamento per aver nascosto falle nel budget per favorire il suo partito, scatenando l’ira degli elettori.
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