Martedì 10 luglio, Liu Xia, la vedova del premio Nobel per la Pace 2010, Liu Xiaobo, ha lasciato la Cina per “cure mediche” e “di sua volontà”.
Lo ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Hua Chunying, nella prima replica ufficiale al caso della poetessa e artista cinese, moglie dell’attivista pro-democratico scomparso lo scorso anno a causa di un tumore al fegato mentre stava scontando una condanna a undici anni di carcere per l’accusa di tentata sovversione dell’ordine statale.
Liu Xia ha vissuto in stato di isolamento dall’ottobre 2010, ha sofferto di forte stress psicologico, ansia e depressione.
Durante una delle poche conversazioni telefoniche che le sono state concesse, confessava a un amico di essere pronta a morire.
Artista, poetessa e difensora dei diritti umani, Liu Xia è stata posta agli arresti domiciliari illegali e sotto pesante sorveglianza, oltre a esser maltrattata dalle autorità cinesi, dal momento in cui a suo marito Liu Xiaobo è stato assegnato il premio Nobel per la pace nel 2010.
“Ora, non ho nulla di cui aver paura. Se non posso andarmene, morirò a casa mia. Xiaobo se n’è andato, e non c’è più niente per me adesso. È più facile morire che vivere. Usare la morte per sfidare le autorità non potrebbe essere più semplice per me”, scriveva all’amico Liao Yiwu, uno scrittore cinese esiliato in Germania.
Da mesi il governo tedesco lavorava per portare la poetessa in Germania: per almeno due volte il rilascio era stato bloccato all’ultimo minuto da Pechino. La svolta è arrivata dopo l’incontro di lunedì 9 luglio fra Angela Merkel con il premier cinese Li Keqiang, in visita in Germania, e coincide con il primo anniversario (13 luglio) della morte di Liu Xiaobo.
Nonostante ciò, a una domanda sul possibile legame tra la partenza per la Germania della donna, il portavoce del ministro Hua ha detto che non vede “nessun legame” tra la partenza di Liu Xia e la presenza a Berlino del primo ministro cinese, Li Keqiang.