Il governo turco ha ufficialmente licenziato 928 dipendenti pubblici, sospettati di avere legami con organizzazioni terroristiche e visti come una minaccia dal Consiglio della sicurezza nazionale.
La decisione è stata confermata in un uno dei due nuovi decreti, pubblicati il 25 agosto sulla Gazzetta ufficiale. A 57 dipendenti, licenziati in passato, è stato permesso di ritornare nei loro precedenti ruoli.
Il secondo provvedimento prevede che l’Organizzazione nazionale d’intelligence turca, che prima era sotto la responsabilità del primo ministro, riferisca direttamente al presidente Recep Tayyip Erdogan. Inoltre, i servizi segreti potranno indagare sul ministero della Difesa e sul personale dell’esercito.
Dal fallito colpo di stato del 15 luglio 2016, dove morirono 250 persone, la Turchia vive in uno stato di emergenza, che permette al governo di emanare decreti, sulla base dell’articolo 91 della costituzione.
Da quella data, oltre 140mila persone sono state licenziate, accusate di avere legami con la rete di Fethullah Gulen, che secondo le autorità turche è il responsabile dei fatti di luglio 2016. Più di 50mila cittadini, tra cui molti giornalisti, sono stati arrestati.