È in corso un attacco alla sede della compagnia petrolifera di stato a Tripoli, in Libia e secondo quanto riferito dai media locali ci sono feriti.
L’emittente televisiva libica Al Hadath ha fatto sapere che un kamikaze si è fatto esplodere contro la sede della Noc.
Alcuni uomini armati non identificati hanno attaccato il 10 settembre 2018 la sede della National Oil Corp nella capitale, secondo quanto affermato dall’emittente Sky News Arabia, rompendo così il cessate il fuoco raggiunto alcuni giorni prima.
La situazione non è ancora del tutto chiara e nessun gruppo ha rivendicato l’attacco alla sede petrolifera.
Intanto, le forze di sicurezza libiche hanno circondato il quartier generale della compagnia e sul posto sono giunte alcune ambulanze, secondo quanto riportato dall’emittente locale al-Ahrar TV.
Gli assalitori sono barricati nell’edificio con alcuni ostaggi, secondo quanto riferito dal portavoce della Forza di deterrenza.
Il 4 settembre 2018 era stato raggiunto un accordo per il cessate il fuoco proprio nella città di Tripoli, secondo quanto riferito da fonti delle Nazioni Unite.
La Libia è sempre più nel caos. Nella capitale gli scontri tra le milizie sono andati avanti per pià di una settimana prima del cessate il fuoco e il tentativo del premier Fayez al-Sarraj, che proprio per fermare le violenze ha dichiarato lo stato di emergenza, non ha sortito effetto.
Il governo italiano ha più volte ribadito che non ci sarà alcun intervento militare in Libia, ma si impegnerà nella pacificazione del paese.
Le vittime del conflitto
Secondo quanto riferito dalle autorità libiche, il bilancio degli scontri è finora di 61 morti e 159 feriti e 12 dispersi, mentre 1.825 famiglie risultano sfollate.
Nella serata di lunedì 3 settembre Maria Ribeiro, coordinatrice dell’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite in Libia, ha scritto su Twitter che “le vittime civili a Tripoli sono ora 19, comprese donne e bambini”.
La Missione di sostegno dell’Onu in Libia ha chiesto a tutte le parti in conflitto nel sud della capitale di incontrarsi nel pomeriggio di martedì 4 settembre per raggiungere un accordo di cessate il fuoco.
La Settima Brigata
La Settima Brigata, che riunisce tribù vicine all’ex regime di Gheddafi e ora legate al maresciallo Khalifa Haftar, si preparava ad avanzare verso il centro della città prima della tregua.
Il leader della Brigata, Abdel Rahim Al Kani, ha affermato che “continuerà a combattere fino a quando le milizie armate non lasceranno la capitale e la sicurezza sarà ripristinata”.
Le milizie sono riuscite nei giorni scorsi ad assumere il controllo di alcuni quartieri situati nella zone sud di Tripoli. La Settima Brigata ha in mano anche le strade che conducono verso l’aeroporto, chiuso da giorni a causa dei violenti scontri.
Il governo di Accordo Nazionale della Libia di al-Sarraj, l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale, è sotto assedio e ha inviato le forze delle milizie della Forza anti terrorismo di Misurata nella città per raggiungere un nuovo cessate il fuoco.
Tripoli nel caos
Il municipio di Tripoli ha allestito cinque edifici scolastici per ospitare gli sfollati in fuga dalle zone dove sono in corso gli scontri tra le milizie.
Circa 400 detenuti sono evasi durante una rivolta in un carcere in un sobborgo meridionale della capitale.
Il colonnello Abdel Rahim Al-Kani, leader della Settima Brigata, ha annunciato che le sue forze sono posizionate lungo la strada per l’aeroporto e stanno per sferrare un attacco al quartiere di Abu Salim, porta di accesso al centro storico.
La Settimana Brigata, scrivono i media locali, ha dichiarato Abu Salim zona militare e ha chiesto agli abitanti di lasciare le abitazioni, in preparazione di una “importante offensiva contro le milizie presenti nell’area”.
I negoziati tra le parti in lotta
Il governo di al-Sarraj ha annunciato la formazione di un comitato di crisi per gestire lo stato di emergenza e ha avvertito le parti in conflitto che dovranno affrontare le conseguenze se continuano a perseguire i loro obiettivi.
Giovedì 30 agosto l’esecutivo aveva dichiarato di avere raggiunto un accordo per il cessate il fuoco, ma la Settima Brigata ha negato la firma di qualsiasi intesa.
Il capo del Consiglio libico degli anziani per la riconciliazione, Mohamed al-Mubshir, ha detto che è stato formato un comitato d’emergenza per negoziare con le parti in lotta.
L’ambasciata italiana a Tripoli
L’ambasciata italiana a Tripoli rimane aperta, ma una parte del personale che vi lavora e alcuni italiani che lavorano nella città sono stati evacuati. “Siamo pronti ad ogni evenienza, reagiamo in modo flessibile”, spiegano fonti della Farnesina.
Fonti della ministero della Difesa hanno assicurato che i militari italiani nel paese stanno bene e in sicurezza e che nessun problema è riscontrato all’ospedale da campo a Misurata. La ministra Elisabetta Trenta sta seguendo costantemente l’evolversi dei fatti.
Sabato primo settembre, un razzo è stato lanciato contro l’hotel Al Waddan, nel centro di Tripoli, a poche centinaia di metri dalla sede dell’ambasciata d’Italia.
Tre civili sono rimasti feriti, mentre non risulta coinvolto il personale dell’ambasciata italiana. Tuttavia, secondo la stampa locale, il razzo era “diretto contro l’ambasciata italiana a Tripoli”.
Lunedì 3 settembre sono caduti diversi colpi di mortaio e sono avvenuti violenti scontri nella zona di Alhadba Alkhadra, a 6 chilometri dal centro e dell’ambasciata italiana.