Dopo quasi 10 giorni la crisi libica la crisi libica non accenna a placarsi, nonostante i ripetuti appelli delle cancellerie internazionali per un cessate il fuoco.
Il maresciallo Khalifa Haftar minaccia ancora la capitale Tripoli, difesa dai militari e dalle milizie fedeli al premier del Governo di accordo nazionale Fayez al Serraj.
Il primo ministro di Tripoli dovrebbe poter contare sull’appoggio dell’Onu e dei paesi europei (oltre a Qatar e Turchia), ma la realtà dei fatti – come spesso accade in politica internazionale – è ben diversa.
Al Serraj è stato spesso abbandonato a se stesso nella gestione della crisi libica e non è mai riuscito a imporre davvero il suo potere sul paese, facendo pendere sempre più l’ago della bilancia verso il maresciallo Haftar.
L’uomo forte della Cirenaica può contare sull’appoggio di Egitto ed Emirati Arabi Uniti, ma soprattutto di Mosca e Parigi.
La Francia è tra i paesi europei che, insieme all’Italia, ha numerosi interessi in Libia e questa contrapposizione ha più volte generato scontri diplomatici tra il Governo italiano e quello francese.
L’Eliseo non ha mai ammesso apertamente il suo appoggio ad Haftar, ma gli ultimi avvenimenti smentiscono Parigi.
Secondo quanto rivelato da Repubblica, poche ore dopo l’avvio dell’offensiva su Tripoli una delegazione del maresciallo Haftar si è recata a Parigi, per parlare – o almeno così si sospetta – proprio dell’attacco contro la capitale.
Accuse che l’Eliseo ha presto negato, ma che ha contraddetto nella pratica: il 10 aprile la Francia ha bloccato una risoluzione dell’Ue presentata per chiedere ad Haftar di fermare la sua offensiva su Tripoli.
La portavoce degli Esteri ha specificato che il vero obiettivo era “emendare” il testo per rafforzare alcuni elementi, come il coinvolgimento nei combattimenti di gruppi sotto sanzioni Onu per terrorismo e il percorso per raggiungere una soluzione politica.
L’influenza di Parigi sulle sorti della Libia, anche se indirettamente, è stata evidenziata anche dal premier Conte nel corso della sua informativa urgente alla Camera, ma anche l’Italia ha un atteggiamento piuttosto ambiguo.
Pur supportando ufficialmente il Governo di Tripoli e condannando le violenze degli ultimi giorni, anche Roma si è con il tempo avvicinata ad Haftar.
Il maresciallo, alla fine dei conti, sembra essere il candidato su cui tutti (tranne Qatar e Turchia) sono maggiormente disposti a puntare.
La conquista di Tripoli – chissà – alla fine dei conti potrebbe far tirare un sospiro di sollievo a chi desidera una “pacificazione” della Libia per poter imporre i propri interessi.