Da più di 10 giorni prosegue l’offensiva del maresciallo Khalifa Haftar sulla capitale della Libia Tripoli, nonostante gli appelli della comunità internazionale ad arrivare ad un cessate il fuoco.
Secondo i dati diffusi l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (Ocha) e l’Organizzazione mondiale della Sanità, dall’inizio della guerra almeno 147 persone sono morte, altre 614 sono rimaste ferite mentre gli sfollati ammontano già 13mila.
I combattimenti hanno anche distrutto case ed edifici, tra cui il magazzino del ministero dell’Istruzione che sorgeva nella località di Ain Zara, nei pressi di Tripoli.
L’edificio è stato bombardato dall’Esercito nazionale libico di Haftar il 15 aprile: a causa del raid e del crollo della struttura del Ministero sono stati distrutti cinque milioni di libri di testo e i risultati degli esami di Stato.
A dare la notizia è stato il sottosegretario all’Istruzione, Adel Jumua.
I due fronti in Libia
Il maresciallo Haftar controlla la Cirenaica, nell’est del paese, il sud e parte della zona desertica del Fezzan. Il militare è a capo dell’Esercito nazionale libico e a livello internazionale può contare sul sostegno di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e sta cercando di ottenere l’appoggio della Russia. A puntare su Haftar a livello europeo è soprattutto la Francia.
Il premier Serraj, che controlla il Governo di accordo nazionale, ha dalla sua l’Onu, il Qatar e la Turchia e spera che gli Stati Uniti appoggi pubblicamente il suo Governo.
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