Liberia: arrestato oppositore del presidente Weah. Scontri e proteste
Liberia arrestato oppositore Weah – Sono giorni concitati in Liberia, dove scontri e manifestazioni si sono registrati in seguito all’arresto di un membro dell’opposizione al governo del presidente liberiano, l’ex calciatore George Weah (qui il suo profilo).
I fatti hanno avuto inizio mercoledì 5 giugno quando Yekeh Kolubah, tra gli organizzatori di una grande manifestazione contro Weah in programma venerdì 7 giugno, è stato arrestato dalla polizia nella sua abitazione, nella contea di Montserrado.
Il politico è accusato di aver ordinato ai suoi uomini della scorta di picchiare, sino a ucciderlo, un uomo.
Mentre Kolubah veniva portato via dalla macchina della polizia, diversi suoi sostenitori si sono subito riversati in strada, tentando anche di bloccare il veicolo e di impedire dunque l’arresto dell’uomo.
Il fatto è stato documentato in un video, pubblicato su Youtube.
Oggi, giovedì 6 giugno, Kolubah è stato rilasciato dalla polizia, ma ormai le proteste avevano già preso il via con numerosi manifestanti che si sono diretti al quartier generale della polizia a Monrovia, la capitale del Paese africano.
A loro si sono uniti anche diversi studenti di una vicina università statale.
Per evitare che i manifestanti si avvicinassero alla sede della polizia, gli agenti hanno cominciato a lanciare gas lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno risposto con un lancio di pietre, costato, ad alcuni di loro, l’arresto.
Intanto, c’è preoccupazione per la grande manifestazione di protesta contro il presidente Weah organizzata per venerdì 7 giugno da diverse associazioni della società civile e appoggiata dai partiti dell’opposizione.
Scopo della protesta è quello di chiedere misure utili per ridurre la crisi economica che attanaglia il paese, colpito dall’inflazione a causa del crollo del valore della valuta nazionale, una maggiore lotta alla corruzione e l’istituzione di un tribunale che giudichi i responsabili del conflitto che tra il 1989 e il 2003 ha provocato la morte di oltre 25mila persone.
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