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    Liberato il peschereccio sequestrato in Libia: “L’equipaggio sta bene”

    Il peschereccio Tramontana dissequestrato. Credits: marinetraffic

    È stato lui a lanciare l'allarme alla guardia costiera italiana quando il peschereccio ha ricevuto l'alt libico

    Di Madi Ferrucci
    Pubblicato il 24 Lug. 2019 alle 11:02 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:56

    Liberato il peschereccio sequestrato in Libia: le parole dell’armatore

    Liberato il peschereccio italiano “Tramontana” sequestrato il 23 luglio in Libia. Alle 20.30 del 24 luglio l’imbarcazione è stata ufficialmente dissequestrata. L’armatore Giuseppe Pipitone ha dichiarato che l’equipaggio sta bene: “Sono contento di come si sia conclusa la vicenda in Libia, tenuto conto che il Paese al momento non è stabile”.  “Il peschereccio – aggiunge Pipitone – ha lasciato Misurata scortato da motovedette libiche. Ho sentito stamattina il comandante e mi ha rassicurato sul fatto che tutto l’equipaggio sta bene. Al momento il Tramontana si trova in pesca, con altri pescherecci, ma distante dalla zona di pesca libica”.

    La vicenda del sequestro del peschereccio fermato in acque rivendicate dalla Libia

    Il peschereccio Tramontanta è stato fermato dai militari libici in acque internazionali il 23 luglio in tarda serata. In seguito si è diretto al porto di Misurata. Sull’imbarcazione si trovavano sette uomini, cinque mazaresi e due di origine tunisina che erano salpati in mare circa un mese fa. Il rientro in Sicilia a Licata era atteso per il periodo di Ferragosto.

    Quando è stata fermato “Tramontana” si trovava nelle acque della zona Sar, Search and Rescue nel golfo di Sirte, a 60 miglia da Misurata. L’imbarcazione stava rientrando da una battuta di pesca con altre navi da pesca dello stesso armatore. Da tempo la Libia rivendica questa zona come propria territorialità e per questa ragione ha deciso di fermare la navigazione del peschereccio tenendolo in stato di fermo per circa due giorni.

    È stato proprio l’armatore Giuseppe Pipitone a lanciare per primo l’allarme dopo l’avvistamento di una motovedetta della guardia costiera libica che aveva intimato l’alt sparando colpi di mitraglia. Anche lui infatti si trovava in mare al momento del sequestro.

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