Baquer Namazi, ex rappresentante Unicef per la Somalia, il Kenya e l’Egitto, è stato autorizzato a lasciare l’Iran mercoledì, sei anni dopo essere stato condannato, insieme al figlio Siamak Namazi, a 10 anni di reclusione per spionaggio.
L’uomo ha 85 anni ed era in cura in una clinica per motivi di salute ma senza essere autorizzato a lasciare il paese, nonostante abbia la cittadinanza americana. Sono stati proprio gli Stati Uniti che, in seguito ad una sua lettera aperta sul New York Times, hanno negoziato la liberazione di Namazi per motivi medici e il rilascio di un permesso di una settimana per il figlio Siamak, per permettergli di tornare temporaneamente a casa dei suoi genitori. L’accordo servirebbe a riallacciare i rapporti con la Repubblica islamica, che ricorrerebbe spesso alla detenzione di cittadini stranieri per usarli come moneta di scambio, per far rivivere il patto nucleare del 2015.
L’agenzia di stampa statale Irna ha dichiarato che Teheran si aspetta in cambio 7 miliardi di dollari appartenenti all’Iran congelati in Corea del Sud per via delle sanzioni americane.
“Con la conclusione dei negoziati tra l’Iran e gli Stati Uniti per il rilascio dei prigionieri di entrambi i Paesi, saranno liberati 7 miliardi di dollari di risorse iraniane bloccate”, si può leggere nel comunicato.
La Casa Bianca ha smentito questa notizia. “Le notizie provenienti da fonti iraniane di un trasferimento di fondi relativi al rilascio di Baquer Namazi e al rilascio di Siamak Namazi sono categoricamente false”, così ha parlato domenica la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Adrienne Watson.