“Mamma, papà, fratelli, sorelle ed amici, vi voglio tanto bene, più di ogni altra cosa. Mi dispiace se ora sono morta e per la mia lunga assenza. Addio per sempre. Ci incontreremo nell’aldilà. Vi amo tutti”.
Questo è il testo della lettera che è stata trovata nella tasca dell’abito di una bambina morta nei bombardamenti sulla Ghouta orientale, l’area che circonda la città di Damasco, in Siria. Come lei, almeno altri 200 bambini sono morti dall’inizio dell’assedio.
Il regime siriano sta portando avanti un’offensiva senza precedenti contro l’enclave ribelle alla periferia di Damasco.
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Dal 18 febbraio le vittime registrate nella zona della Ghouta orientale sono state circa 930, di cui 200 sarebbero appunto i bambini rimasti uccisi.
Secondo gli ultimi aggiornamenti pubblicati dall’ong Medici Senza Frontiere invece il numero è ben più alto: tra il 18 febbraio e il 3 marzo le strutture mediche supportate da MSF hanno contato oltre 4.800 feriti e più di mille morti.
I combattimenti hanno ormai raggiunto le città di Douma, Hammouriya e Jisrine. Le forze del regime di Bashar al-Assad hanno riconquistato più della metà della Ghouta orientale.
Nella notte tra mercoledì e giovedì sono stati segnalati almeno 60 casi di soffocamento, di cui circa la metà dovuta all’uso di gas cloro.
In molti quartieri della Ghouta orientale, denuncia ancora MSF, la maggioranza delle persone sta vivendo in seminterrati e rifugi sotterranei improvvisati, in condizioni sanitarie precarie con riserve d’acqua potabile limitate e spesso senza servizi igienico-sanitari.
Prima dell’offensiva militare nell’enclave, MSF aveva già potenziato l’assistenza a un ospedale da campo nel quartiere di Harasta, dove ci sono intensi attacchi e bombardamenti fin dal novembre 2017 e dove circa il 70 per cento della popolazione viveva già in condizioni precarie.
Venerdì 9 marzo almeno tredici camion del convoglio umanitario della Croce Rossa Internazionale sono entrati nell’enclave ribelle assediata della Ghouta orientale.
Ma, secondo l’Onu, nuovi bombardamenti mettono in pericolo i camion che hanno appena varcato l’ultima roccaforte dei ribelli.
Il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite in Siria, Ali al-Zaatari, ha riferito di attentati dinamitardi nei pressi della grande città di Duma, nonostante “assicurazioni di sicurezza fornite da parti, inclusa la Federazione Russa”.