Sabato 10 luglio gli utenti dei
social network in Etiopia hanno avuto una sgradita sorpresa: Facebook, Twitter,
Instagram e Viber non erano più funzionanti, perché temporaneamente bloccati
dal governo del paese.
La motivazione ufficiale addotta
dai governanti, diffusa attraverso il portavoce Getachew Reda, è quella secondo
cui gli esami d’ammissione all’università del mese scorso sono stati annullati dopo che le
domande sono state pubblicate on-line, e ora si vuole evitare che per i nuovi esami da tenersi in settimana succeda lo stesso.
“I social media hanno dimostrato di essere una
distrazione per gli studenti”, ha detto il portavoce, sottolineando che
era per l’interesse dei giovani che il governo ha deciso il blocco.
Non tutti però credono a questa versione, visti precedenti
dell’Etiopia nei tentativi di censura della rete: già nel 2012, una legge
fissava pene fino 15 anni per chi fosse ritenuto colpevole di “chiamate
non autorizzate” su Skype, e in generale il paese ha già visto in passato episodi
di blocco di blog dell’opposizione e dedicati ai diritti umani.
Daniel Berhane, un blogger etiope, cita la mancanza di
trasparenza sul blocco come la più grande preoccupazione: “Si tratta di un
pericoloso precedente”, ha detto Berhane, “Non c’è trasparenza su chi
ha preso la decisione e per quanto tempo andrà avanti. Questa volta è per alcuni giorni, ma
la prossima volta potrebbe essere per un mese”.