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    La malattia mangia-carne che flagella i profughi in Medio Oriente

    La guerra in Siria ha aumentato il pericolo di contrarre la leishmaniosi a causa del crollo del 50 per cento delle infrastrutture sanitarie

    Di TPI
    Pubblicato il 28 Feb. 2017 alle 15:55 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:53

    Un’epidemia di leishmaniosi cutanea sta colpendo i rifugiati in Siria e Medio Oriente. I volti sfigurati, ulcerati e dolenti, di donne, uomini e bambini, ripresi dalle agenzie fotografiche internazionali, sono la testimonianza del ritorno della malattia nota dal 1745, una cui epidemia era stata già contenuta nel 1991.

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    Il 28 febbraio è la Giornata delle malattie rare. È un’occasione in più per ricordare una delle conseguenze sulla salute di un quadro di instabilità e conflitto che ormai dura da troppo tempo. 

    L’agente infettivo del protozoo del genere leishmania, trasmesso all’essere umano dal morso delle mosche del deserto, è la causa principale della rara malattia, un tempo chiamata il “bottone d’Aleppo”. 

    La forma cutanea non è considerata fatale, è curabile, ma i sintomi se non trattati prontamente possono lasciare profonde cicatrici sulla pelle. Le lesioni permanenti sono spesso causa di depressione e stigma sociale, specialmente per le categorie più a rischio di isolamento, come donne e bambini.

    La guerra in Siria ha aumentato il pericolo di contrarre la leishmaniosi a causa del crollo del 50 per cento delle infrastrutture sanitarie e dello spostamento di parte della popolazione verso aree di contaminazione.

    La trasmissione interumana – secondo il ministero della Salute italiano – avviene solo tramite trasfusioni di sangue o attraverso siringhe contaminate.

    I casi segnalati interessano soprattutto Siria, Libia e Yemen, come riporta uno studio pubblicato nel maggio 2016 dal portale di divulgazione scientifica Public Library of Science. La malattia si sta diffondendo velocemente tra i soggetti che occupano i campi di rifugiati e tra la popolazione intrappolata in zone di conflitto.

    Nel solo nord della Siria si stimano quasi 100mila casi, come riporta la onlus Speranza Hope for Children che opera nel campo profughi di Bab al-Salam, in Siria, e che ha lanciato un progetto di sensibilizzazione nei confronti della leishmaniosi.

    In uno studio del 2013 pubblicato dal ministero della Salute siriano il tasso di incidenza della malattia registrava il doppio dell’incidenza rispetto al 2004.

    Un video pubblicato da Al Jazeera Plus l’emittente riassume la situazione della malattia in Medio Oriente.

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