Il governo ungherese ha deciso di introdurre una serie di limitazioni da imporre alle organizzazioni non governative che promuovono la democrazia nel paese, soprattutto quelle finanziate dall’estero.
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Il testo del provvedimento non è stato reso pubblico, ma prevederà l’obbligo per le organizzazioni di dichiarare quanti dei loro fondi di finanziamento arrivano filantropi stranieri. Ufficialmente, il governo ritiene questa misura come un modo per arginare l’ingerenza straniera negli affari interni. Chi si oppone alla legge la vede come un’ulteriore restrizione alla libertà in un paese in cui il partito al potere controlla già gran parte dei mezzi di informazione.
“I valori europei sono al palo a Budapest. Lo stato di diritto e gli standard democratici così come la libertà di associazione e la possibilità per le ong di lavorare dovrebbe essere difesa in Ungheria”, ha detto Goran Buldioski, direttore della Open Society Initiative per l’Europa.
Tra i principali finanziatori dell’Open Society c’è George Soros, l’imprenditore miliardario di origini ungheresi naturalizzato statunitense. “Ho cominciato a finanziare i dissidenti in quei paesi che furono sotto il regime comunista nel 1980 e hanno aiutato lo sviluppo delle organizzazioni della società civile all’interno dell’ex Unione sovietica”, ha detto Soros a Politico. Tradizionalmente gli Stati Uniti hanno sempre dimostrato sostegno a questo tipo di ong. Ultimamente Trump si è espresso a favore di una politica più isolazionista.
Alcune delle organizzazioni oggetto della misura si sono già allineate alle richieste del governo, ma per il portavoce Zoltán Kovács quanto fatto non è sufficiente.
“I rapporti finanziari non garantiscono trasparenza totale dato che spesso le reali fonti di finanziamento rimangono nascoste”, ha detto Kovacs. Anche il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha spesso criticato l’Open Society e altre organizzazioni sostenute dall’estero.
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