Nei giorni scorsi il parlamento israeliano ha approvato una controversa legge che definisce il paese come Stato esclusivamente ebraico.
Nel testo si legge che “Israele è la patria storica del popolo ebraico che ha un diritto esclusivo all’autodeterminazione nazionale”.
La riforma è stata fortemente criticata dagli arabi che risiedono nel paese e dalla comunità internazionale.
Il riconoscimento di Israele come Stato unicamente ebraico infatti è stato definito da Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, come il tentativo di promuovere “la superiorità etnica atraverso politiche razziste”.
Con questa importante modifica, infatti, il governo di Netanyahu ha creato una divisione netta tra i cittadini di prima classe, gli ebrei, e quelli di seconda, gli arabi.
La “legge sullo Stato-nazione ebraico” stabilisce che l’arabo sarà considerata una “lingua speciale”, per cui tutti i documenti ufficiali saranno in ebraico, che diventerà anche l’unico idioma insegnato a scuola.
La costruzione di nuovi insediamenti, invece, è definita “interesse nazionale”, in piena contraddizione con le risoluzioni Onu che hanno definito in più occasioni come illegale la realizzazione di colonie ebraiche nei territori occupati.
Inoltre, secondo la nuova legge, la città di Gerusalemme è considerata la capitale dello Stato ebraico nella sua completezza.
In questo modo, il governo israeliano ha deciso di non tenere in conto la richiesta dell’Autorità nazionale palestinese di avere Gerusalemme Est come capitale dello Stato palestinese.
Uno dei punti poco chiari della nuova norma riguarda invece i confini dello Stato.
Fino a quando non sarà formato uno Stato palestinese, infatti, Israele non avrà dei confini delineati.
La legge appena approvata sancisce quindi la superiorità dei cittadini di religione ebraica rispetto a coloro che professano un altro credo.
Già prima dell’emanazione di questa norma la popolazione araba doveva spesso far fronte ad episodi di discriminazione.
I servizi come l’istruzione, la sanità e l’alloggio a cui i cittadini arabi hanno accesso sono infatti peggiori rispetto a quelli forniti agli ebrei.
In Israele ci sono circa 9 milioni di arabi, che compongono il 20 per cento della popolazione.
Gli arabi che risiedono nel paese hanno gli stessi diritti degli ebrei, ma hanno spesso denunciato di essere trattati come cittadini di seconda classe.