Un religioso radicale e anti-occidentale di spicco è stato scelto per dirigere l’Assemblea degli esperti iraniana, l’organo incaricato di scegliere il prossimo leader supremo, martedì 24 maggio 2016.
Ahmad Jannati, 90 anni, è un aperto oppositore del presidente Hassan Rouhani e non approva i suoi sforzi per condurre la Repubblica islamica fuori dall’isolamento e normalizzare i rapporti con l’occidente.
L’assemblea – composta da 88 membri, per lo più religiosi anziani – dovrà scegliere il successore dell’Ayatollah Ali Khamenei, 77 anni, attuale supremo leader, la cui salute sembra essere diventata fragile.
Il supremo leader ha l’ultima parola su tutte le questioni di stato, inclusa la politica estera. È il comandante delle forze armate e nomina i dirigenti del sistema giudiziario, dell’emittente pubblica e dei maggiori istituti economici, detiene perciò più poteri del presidente stesso.
In una lettera indirizzata alla nuova assemblea e diffusa dai media di stato, Khamenei ha chiesto ai suoi membri di “salvaguardare l’identità islamica e rivoluzionaria” dell’Iran a di prestare attenzione alla “devozione politica e personale del prossimo supremo leader”.
La scelta di Jannati, eletto con 51 voti, è stata una sorpresa, dato che in febbraio gli elettori erano riusciti a bloccare la conferma dei membri più integralisti dell’assemblea. Jannati aveva infatti ottenuto il seggio come ultimo dei candidati eletti nella capitale Teheran.
Jannati è anche a capo del Consiglio dei Guardiani, un organismo di controllo radicale che ha escluso molti dei candidati riformisti e moderati dalle elezioni di febbraio.
Persino per gli standard del clero iraniano, Jannati spicca per le sue opinioni veementemente anti-occidentali. Ha accusato l’occidente di aver creato al-Qaeda e descritto le forze americane in Iraq come “lupi assetati di sangue”.
Anche Rouhani e l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, entrambi figure riformiste e moderate, fanno parte dell’Assemblea degli esperti.
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