Le tangenti del Partito Popolare spagnolo
12.600 euro ogni sei mesi. È quanto il Partito Popolare avrebbe pagato in nero, a partire almeno dal 1997, a Mariano Rajoy, attuale presidente del governo spagnolo, secondo un’inchiesta pubblicata ieri dal quotidiano El País. L’autorevole giornale ha suffragato l’accusa, destinata a scuotere alle fondamenta l’intero sistema politico del Paese, con la pubblicazione dei manoscritti di una presunta contabilità parallela stilata da Alvaro Lapuerta e Luis Bárcenas, tesorieri del partito di Rajoy dal 1990 al 2009.
Secondo i registri, le entrate dei fondi neri erano costituite dalle centinaia di migliaia di euro che alcuni imprenditori – poi vincitori di appalti pubblici milionari, soprattutto nell’ambito dell infrastrutture – versavano nelle casse del Pp, nella maggior parte dei casi infrangendo la legge spagnola sul finanziamento privato dei partiti. Le uscite invece erano consulenze giuridiche e, soprattutto, stipendi in nero che il partito erogava ai suoi dirigenti più alti: segretari, vice, ministri e portavoce. Tra i nomi che figurano nelle liste pubblicate da El País, risaltano, oltre a Mariano Rajoy, quelli dell’ex presidente José Maria Aznar, di María Dolores de Cospedal, attuale segretaria del partito, di Javier Arenas, suo vice, oltre a quelli di esponenti di spicco come Acebes, Álvarez-Cascos, Mayor Oreja e Rodrigo Rato. Quasi tutta la classe dirigente del Pp degli ultimi 20 anni.
Mentre il presidente del governo continua a mantenere un ambiguo silenzio e non ha rilasciato alcuna dichiarazione né una smentita, de Cospedal, in una conferenza stampa convocata d’urgenza, negava che esistesse una contabilità parallela del partito e annunciava misure legali contra il giornale. Querela che invece l’ex presidente Aznar ha inoltrato già oggi, in quanto l’inchiesta, citando fonti a lui vicine, gli attribuisce la paternità di questo sistema di pagamento in nero.
Tuttavia, alcuni alti esponenti del Pp hanno ammesso pubblicamente che alcuni dati che li riguardano sono veritieri. Il caso più eclatante è quello di di Pio García Escudero, attuale presidente del Senato, che ha confermato di aver ricevuto un prestito dal partito, così come risulta dettagliatamente nelle liste di Bárcenas. Nel frattempo, due consiglieri coinvolti nel caso hanno già rassegnato le dimissioni.
“È in gioco l’onore del presidente di tutti gli spagnoli. Deve assolutamente chiarire la sua posizione”, ha tuonato Alfredo Pérez Rubalcaba, presidente del Psoe e capo dell’opposizione. Più duri sono stati i partiti di sinistra, che hanno chiesto le dimissioni di Rajoy e le elezioni anticipate. Anche la società civile ha reagito all’ennesimo caso di corruzione emerso nelle alte sfere politiche. Almeno 2 mila persone, si sono ritrovate sotto la sede del partito a Madrid, esibendo tra le mani delle bustarelle, proprio come quelle che secondo l’inchiesta si usavano per i pagamenti in nero.
Il procuratore generale dello Stato, Eduardo Torres-Dulce, ha avvisato inoltre che gli atti pubblicati costituiscono notizia di reato e che vaglierà gli elementi per aprire un processo penale, sebbene la maggior parte dei possibili reati sia già caduta in prescrizione. In realtà, questo scoperta nasce proprio da un’investigazione giudiziaria nota come caso Gürtel che vede implicati per corruzione vari esponenti del Partito Popolare, tra cui lo stesso Bárcenas, indagato per un conto in Svizzera di 22 milioni di euro di dubbia provenienza,che avrebbe fatto rientrare in Spagna utilizzando il condono fiscale approvato proprio dal governo Rajoy. Luis Bárcenas ha smentito che quegli incartamenti rappresentino la contabilità nera del partito. Ma sono in molti a pensare che sia stato lo stesso ex tesoriere a far filtrare i registri, proprio perché lasciato da solo ad affrontare le accuse dei giudici.
Ora si aspetta che il presidente del governo faccia una mossa. Intanto ha convocato per sabato mattina una riunione della direzione del partito, per decidere le strategie future. Molti analisti iniziano sempre più a criticare la strategia del mutismo portata avanti da Rajoy e già adottata in altri situazioni spinose. Ci si aspetta una smentita netta e comprovabile dei documenti pubblicati da El País. Altrimenti, non è improbabile che la situazione evolva in una crisi di governo.
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