L’appello di Lula a Draghi: “Il vaccino è per tutti, non solo di chi lo può comprare”
“Il vaccino non è solo per chi lo può comprare ma per tutti gli esseri umani”. Lula, dato come favorito per tornare alla presidenza Brasile l’anno prossimo, ha lanciato un appello a Mario Draghi e agli altri leader del G20 per garantire che tutti i paesi, a prescindere dalla loro condizione economica, possano ricevere i vaccini.
“Se potessi mandare un messaggio al Presidente Draghi direi che è importante che al G20 di ottobre sia presa la decisione da parte di tutti i Paesi di sopperire alle deficienze dei vaccini nei Paesi più poveri”, ha detto Luiz Inacio Lula da Silva, che ha già guidato il paese più popoloso del Sudamerica dal 2003 al 2010.
In un’intervista a Sky Tg24, l’ex sindacalista ha dichiarato che non esiste una soluzione immediata e unilaterale alla pandemia. “Uno Stato da solo non può risolvere il problema”, ha detto, affermando che è necessaria “una governance mondiale” migliore di quella attuale fondata sulle Nazioni Unite, in grado anche di aiutare anche i più poveri. “Da molto tempo dico che il vaccino debba diventare un bene per l’umanità”, ha affermato, ricordando che tutti gli abitanti del pianeta “hanno il diritto di essere curati con dignità”. Lula si è anche espresso contro l’embargo imposto su paesi come Cuba, Venezuela e Iran, che impedisce loro di ricevere vaccini. Nell’intervista Lula ha inoltre detto di aver apprezzato le parole di papa Francesco a difesa dell’Amazzonia, ringraziando il pontefice “per le sue dichiarazioni e per la sua preoccupazione sull’Amazzonia dimostrata nel sinodo in cui ha dato voce ai popoli indigeni”.
Lula si prepara a tornare presidente del Brasile alle elezioni di ottobre 2022, in cui i sondaggi lo danno in forte vantaggio sull’attuale capo di Stato, Jair Bolsonaro. Sull’ex capitano dell’esercito, fortemente criticato per la sua gestione della pandemia, Lula ha riservato parole molto dure, chiedendo sia giudicato responsabile “perché non ha preso la pandemia sul serio”. “Diceva che era solo un raffreddore, una influenza che uccideva solo le persone più anziane. Ha trattato con disprezzo la situazione”, ha detto Lula, accusando il presidente brasiliano di non aver agito “con serietà”. “Non ha rispettato il popolo, il congresso e la corte suprema”, ha affermato.
Bolsonaro aveva vinto le elezioni del 2018 a cui Lula non ha potuto prendere parte perché arrestato nell’ambito dell’operazione anti-corruzione Lava Jato. La condanna del 75enne di Caetés, scarcerato nel 2019 dopo più di un anno e mezzo di reclusione, è stata poi annullata dalla Corte suprema che ha invece confermato le accuse di parzialità rivolte all’ex magistrato Sergio Moro, che aveva condannato Lula prima di diventare ministro della Giustizia di Bolsonaro.
“C’è stata una interferenza nel mio processo. Abbiamo prove della partecipazione del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, abbiamo prove della partecipazione di procuratori americani”, ha detto Lula a Sky Tg24, ricordando che ci sono voluti quasi tre anni per dimostrare la sua innocenza, dopo aver trascorso 580 giorni di carcere. “Gli Stati Uniti non sono lo sceriffo del mondo, gli Stati Uniti non devono spiare altri Paesi”, ha detto Lula, chiedendo a Biden che gli Stati Uniti “imparino a lavorare con i loro alleati in maniera più democratica”.
Sulle proteste contro il regime comunista a Cuba, pur riconoscendo “il diritto democratico di manifestare” che dovrebbe essere presente in ogni società, Lula ha chiesto che sia tolto l’embargo imposto dagli Stati Uniti, che impedirebbe ai cubani di “costruire una vita migliore”. “Dopo sessant’anni di rivoluzione, non c’è una spiegazione per questo embargo continuo contro Cuba”, ha detto.
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