Per scongiurare il rischio di un’escalation militare ed assicurarsi che Zelensky rispetti gli accordi che prevedono che l’Ucraina non attacchi la Russia con armi americane, gli Stati Uniti avrebbero modificato segretamente il sistema di artiglieria dei lanciamissili Himars inviati a Kiev così che il Paese aggredito non possa colpire obiettivi su territorio russo. Secondo quanto rivela il Wall Street Journal, l’amministrazione di Joe Biden avrebbe richiesto alcuni accorgimenti sulle 20 camionette High Mobility Artillery Rocket Systems sulle quali sono montati i lanciarazzi in grado di lanciare missili a una distanza massima di 300 chilometri. Fonti governative statunitensi hanno parlato di “modifiche precauzionali” ritenute “necessarie” dall’amministrazione Usa.
Dall’America sono arrivati in Ucraina anche le munizioni da caricare sui lanciamissili Himars, armi Gmlrs (Guided Multiple Launch Rocket System) dalla gittata di circa 80 chilometri, finora utilizzati per colpire depositi di munizioni e hotspot russi su suolo ucraino. A certificare i timori di Biden per una rapida escalation del conflitto in caso di offensiva da parte di Kiev anche il mancato invio di armi a lunga gittata, i droni Grey Eagle MQ-1C. Nel mese di ottobre, che ha visto un intensificarsi dei bombardamenti da parte di Mosca, Zelensky aveva chiesto più armi agli Stati Uniti, in particolare sistemi missilistici capaci di intercettare i razzi lanciati dal Cremlino. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, aveva però dichiarato che gli Stati Uniti “attraverserebbero la linea rossa e diventerebbero parte del conflitto” nel caso in cui decidessero di inviare i missili Atms o armi più potenti a Kiev.
Charles Kupchan, massimo funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale per l’Europa durante l’amministrazione Obama, sostiene che gli Stati Uniti dovrebbero continuare a limitare la portata e la sofisticazione delle armi fornite all’Ucraina, per contenere il rischio di conflitto più ampio con la Russia. Ma non tutti sono d’accordo. Anders Fogh Rasmussen, ex primo ministro danese ed ex segretario generale della Nato dal 2009 al 2014 crede che Putin abbia “accelerato la guerra prendendo di mira le infrastrutture civili, inclusa la rete energetica” e che quindi “se lo si vuole fermare bisogna scoraggiarlo consegnando ad esempio missili a lungo raggio all’Ucraina”.