Robert Seldon Lady, ex direttore del centro della Cia a Milano coinvolto nel caso del rapimento di Abu Omar, è stato arrestato a Panama. Sul 59enne membro dell’intelligence statunitense pendeva un mandato di cattura internazionale emesso lo scorso dicembre dall’ex Ministro della Giustizia Paola Severino.
In Italia l’agente era stato condannato in primo grado a otto anni di carcere, pena che lo scorso 19 novembre era stata inasprita a nove anni.
La condanna risulta essere la più dura inflitta ai 23 indagati per il sequestro dell’ex Imam: gli altri 22 agenti della Cia coinvolti nel caso dovranno scontare sette anni.
Tuttavia, l’indulto del 2006 condona a Lady tre anni della pena. L’ex capo della Cia si troverebbe, in via definitiva, davanti a sei anni di carcere.
La vicenda del sequestro dell’Imam risale al 2003. Il sospettato terrorista Osama Moustafa Hassan Nasr, noto come Abu Omar, era stato rapito da agenti della Cia e trasportato in Egitto nel corso di un’’extraordinary rendition’, un’operazione di sequestro illegalmente eseguita dall’intelligence statunitense. Il religioso musulmano ha in seguito dichiarato di essere stato sottoposto a interrogatori e torture prima di essere rilasciato.
La Procura di Milano indagò sul caso e ne scaturì un’inchiesta, portata avanti dai pm Ferdinando Enrico Pomarici e Armando Spataro, che coinvolse anche esponenti dei servizi segreti italiani.
La guardasigilli Anna Maria Cancellieri ha firmato la richiesta di fermo provvisorio per Lady, entrato nel territorio panamense attraverso la Costa Rica, dopo essere stato respinto alla frontiera dal governo di Panama.
L’Italia e il paese dell’America Centrale non sono legati da alcun accordo bilaterale in materia di estradizione. Questo non implica che l’ex capo della Cia farà ritorno in Italia, malgrado Panama possa accettare di collaborare con la giustizia italiana e consegnare il ricercato anche in assenza di un trattato diplomatico. L’Italia ha tempo due mesi per emettere una formale richiesta di estradizione.