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    La terza volta di Bibi

    A due giorni da una scadenza che avrebbe costretto Israele a tornare alle urne, arriva l'accordo per il terzo governo Netanyahu

    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 15 Mar. 2013 alle 13:12 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:28

    Il premier israeliano Benjamin Netanyahu è riuscito a trovare un accordo sul filo del rasoio per formare un nuovo governo che escluderà completamente, per la prima volta in otto anni, i partiti che rappresentano gli ebrei ortodossi. L’intesa è arrivata a due soli giorni da una scadenza che avrebbe costretto il Paese a tornare alle urne e porta al governo due partiti che sono entrati nella Knesset per la prima volta grazie alle elezioni di gennaio: Yesh Atid e Habayit Hayehudi, guidati rispettivamente dal centrista Yair Lapid (una star televisiva) e dal nazionalista Naftali Bennett (imprenditore di software). A questi si aggiungono le formazioni dell’ultranazionalista Avigdor Lieberman, ministro agli Esteri uscente, e di Tzipi Livni, alla guida di un piccolo movimento di centro.

    Il terzo governo guidato da Netanyahu si fa notare per l’assenza di Shas e Yahadut Hatorah, i principali partiti ultraortodossi, che per i prossimi anni dovranno difendere i privilegi acquisiti in passato. Infatti, le formazioni politiche che compongono la coalizione hanno in comune l’intenzione di adottare una politica economica conservatrice fatta sia di stimoli alla competitività che di tagli i servizi sociali, di cui gli Ebrei ortodossi (haredi) sono stati tra i primi beneficiari negli ultimi anni. Sia Yair Lapid che Naftali Bennett in campagna elettorale si sono scagliati contro i benefici accumulati dalla comunità haredi. In particolare gode di scarsissima popolarità la legge che consente ai ragazzi che studiano nelle scuole religiose (yeshivah) di evitare la leva. Gli insegnamenti nelle stesse scuole sono oggetto di forti critiche per la loro inadeguatezza a formare persone in grado di trovare lavoro. Il risultato è un alto tasso di disoccupazione tra gli haredim e ulteriori costi a carico della collettività.

    Gli insediamenti realizzati dalle comunità ortodosse in Cisgiordania sono anche uno dei principali ostacoli alla pacificazione con i palestinesi. In questo caso però sarà difficile trovare il consenso sufficiente tra i membri della coalizione per politiche che possano penalizzare direttamente i coloni, visto lo spiccato nazionalismo di molti dei partiti al governo.

     

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