La chiamano “sindrome del celibato”, ma non è nient’altro che una vera e propria perdita dell’interesse nei confronti del sesso. Se ne parla in Giappone e secondo molti dei suoi abitanti, sarebbe colpa del governo stesso. Il Giappone ha uno dei tassi di natalità più bassi del globo. A oggi, la sua popolazione sfiora i 126 milioni e questo numero è destinato a diminuire di un terzo entro il 2060.
Il numero delle persone che abitano da sole ha raggiunto un livello record. Secondo un sondaggio del 2011, il 61 per cento degli uomini non sposati e il 49 per cento delle donne di età compresa tra i 18 e i 34 anni non hanno alcun tipo di relazione “romantica”. Questo dato è superiore del 10 per cento alla situazione di soli cinque anni prima. In particolare, un sondaggio di gennaio 2013 ha mostrato che il 45 per cento delle donne giapponesi di età compresa tra i 16 e i 24 anni non è interessata e disprezza ogni contatto sessuale e più di un quarto degli uomini la pensa allo stesso modo. Dei circa 13 milioni di persone non sposate in Giappone, che attualmente vivono con i loro genitori, circa tre milioni sono di età superiore ai 35 anni.
Proprio nel 2012 si è raggiunto il record per tasso di natalità più basso di sempre. “I rapporti sono diventati troppo difficili. Sia gli uomini che le donne mi hanno detto che non trovano più l’amore e che credono che l’amore stesso non possa portare da nessuna parte”, ha detto Ai Aoyama, “terapista del sesso” giapponese, in un’intervista al Guardian. Gli tsunami, le catastrofi ambientali e chimiche, la crisi economica sarebbero fra le cause che hanno costretto i giapponesi a chiudersi in se stessi.
“I giapponesi sostituiscono l’amore con il sesso occasionale, facile e dall’immediata gratificazione oppure con i siti pornografici o con altri passatempi urbani”, ha detto Aoyama.”Molti uomini (ma anche molte anche donne) hanno dei problemi seri: non riescono ad aprirsi e se li tocchi si allontanano. Così io uso delle terapie come lo Yoga e l’ipnosi per far sì che si rilassino e alle volte, per un costo aggiuntivo, lavoro nuda con i miei clienti di sesso maschile per guidarli fisicamente intorno alla forma femminile, ovviamente senza rapporto sessuale”.
Il Giappone è anche una delle peggiori nazioni del mondo per parità di genere sul posto di lavoro. Circa il 70 per cento delle donne giapponesi lasciano il loro lavoro dopo aver avuto il primo figlio. “Avere un figlio – ha detto la giovane professionista Eri Tomita – non è un’opzione per le donne come me. Le ore di lavoro diventano ingestibili costringendoti a dare le dimissioni e a finire per essere una casalinga senza reddito indipendente.”
Tomita chiarisce anche che ama la sua indipendenza, che esce con le sue amiche e si ritrova in vacanza in posti alla moda. Poi incontra uomini al bar, ma per lei il sesso non è una priorità. I giapponesi hanno bisogno di calore vero, ma è come se non avessero la voce per descrivere quello che sentono, mani per toccare e per essere sfiorati. Così, in tanti se la prendono con il governo che rende difficile la vita ai single che vorrebbero vivere in maniera diversa o alle mamme che decidono di avere un figlio.
“Non è sano che le persone siano diventate fisicamente così scollegate le une dalle altre”, ha detto Aoyama: “Il sesso con un’altra persona è un bisogno umano e aiuta le persone a far sì che tutto funzioni meglio”. Per qualcuno restare single è un “fallimento”, altri credono che, invece, sia solo la forma di “una nuova realtà”.
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