In mezzo ai continui disordini che sconvolgono il Paese, il presidente ad interim Adly Mansur ha delineato un calendario con le tappe che porteranno alle elezioni nel 2014. Ma prima si attende che vengano approvati gli emendamenti alla costituzione voluta dai Fratelli Musulmani e che al momento è sospesa. Il tutto avverrà mediante referendum, lo stabilisce proprio il decreto presidenziale.
La road-map tuttavia ha suscitato polemiche da tutte le direzioni. Sia il Fronte di Salvezza Nazionale, guidato da Mohammed El Baradei, che il movimento Tamarod hanno denunciato l’assoluta mancanza di consultazioni prima della decisione. I Fratelli Musulmani, dal canto loro, hanno subito rifiutato il piano, commentando ironicamente che “un decreto costituzionale da parte di un uomo nominato da dei golpisti riporta il Paese a più di due anni fa”.
Gli Stati Uniti hanno chiesto “massima moderazione”, dopo la decisione di continuare a finanziare l’esercito egiziano, ponendo fine alle continue voci di questi giorni che volevano una presa di posizione di Washington volta a condannare la strage di fronte la caserma egiziana.
Arriverà anche l’appoggio economico degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita, che hanno annunciato di aver approvato un pacchetto di aiuti da rispettivamente 2,3 e 4 miliardi di euro a favore dell’Egitto.
Ad aumentare lo stato d’instabilità, tuttavia, ci sono le dimissioni di 22 giornalisti di Al-Jazeera, che hanno accusato la rete di diffondere informazioni parziali e lontane dalla realtà in merito alla questione egiziana. Come riporta GulfNews, ai giornalisti veniva chiesto di favorire le posizioni dei Fratelli Musulmani, raccontando alcune notizie e sorvolando invece su altre.