È solo un indicatore numerico, ma alla luce di questo le considerazioni da fare sono tante. 3395 è il numero che descrive la libertà media dei mezzi di informazione in tutto il mondo nel 2013. A fornirlo è l’ultima pubblicazione di Reporter Senza Frontiere, l’associazione non governativa fondata nel 1985 con l’obiettivo di difendere la libertà di stampa.
A differenza di altri indici, questo nuovo strumento di misurazione prende in considerazione il livello di libertà dell’informazione in relazione all’attività dei governi e ai rispettivi trattamenti dei giornalisti. Molto utile, quindi, sarà compararlo con gli indici futuri per avere una panoramica mondiale della libertà dei media.
L’indicatore prodotto dal lavoro di Rsf può essere suddiviso per regione e ponderato in base al numero di abitanti di ciascuna, in modo da avere informazioni più dettagliate riguardo a ciascun Paese. Ciò che ne viene fuori è un quadro abbastanza usuale che non modifica di molto quelli annuali prodotti dal Press Freedom Index. Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia sono i primi tre Paesi che ottengono il punteggio migliore, valutato su una scala che va da zero a cento (con lo zero che rappresenta il totale rispetto per la libertà dei media).
È soprattutto grazie a loro che l’Europa nel suo complesso può vantare un livello medio di libertà pari a 17,5, ma al suo interno, Paesi come l’Italia e la Grecia manifestano problematiche. La prima, infatti, si attesta al 57esimo posto sulla classifica mondiale; la seconda, invece, con un forte calo rispetto al periodo precedente alla crisi, scende all’84esimo.
Uno dei dati più rilevanti è il ritorno a una condizione di libertà limitata dei Paesi che sono stati interessati dalle “primavere arabe”. In tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, l’indicatore regionale registra 48,5. Tunisia, Egitto e Libia rimangono in posizioni molto basse, mentre il dato peggiore è quello della Siria.
Secondo Christophe Deloire, segretario generale di Reporter Senza Frontiere, “l’indice di libertà di stampa pubblicato da RSF non tiene conto direttamente del tipo di sistema politico, ma è chiaro che le democrazie forniscono una migliore protezione della libertà di produrre e far circolare notizie e informazioni, rispetto ai Paesi in cui sono violati i diritti umani.”