Gaza rimarrà senz’olio e la colpa è dei cambiamenti climatici. La raccolta delle olive nel territorio costiero palestinese è diminuita del 60 per cento nell’ultima stagione a causa degli effetti del riscaldamento globale, acuendo la già gravissima situazione economica e ambientale locale. Nella regione un tale calo della produzione olivicola non si registrava da trent’anni. Le previsioni per il prossimo raccolto arrivano a “sole” 10mila tonnellate di olive, rispetto alle 17mila dell’anno scorso e alle 23mila del 2019. Quest’anno soltanto un terzo degli ulivi piantati nella striscia ha effettivamente dato frutti. E la situazione non sembra volgere al meglio: nei prossimi anni, le autorità locali si aspettano un ulteriore calo della resa delle colture. Ma la crisi non è soltanto ecologica: gli agricoltori di Gaza hanno subito ingenti danni a causa della mancata produzione. I contadini non hanno potuto nemmeno compensare le perdite con l’aumento dei prezzi sul mercato a causa della diffusa povertà locale. La situazione rischia di aumentare ulteriormente la dipendenza del territorio costiero palestinese dalle importazioni. La produzione locale, anche nei periodi migliori, copre infatti solo il 35 per cento del fabbisogno di Gaza. La concorrenza internazionale potrebbe spazzare via un settore fondamentale per le comunità locali. Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa, la raccolta delle olive figura tra le principali fonti di sostentamento per oltre 100mila famiglie palestinesi.
La crisi climatica colpisce Gaza: il territorio palestinese rimarrà senza olio
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