Il Venezuela ha ammesso che da otto anni non rende più pubblici i dati sui crimini commessi nel Paese. A rivelarlo è Miguel Rodríguez, ministro dell’interno del governo Maduro, in un’intervista con il quotidiano El Nacional di Caracas.
Il governo venezuelano ha interrotto volontariamente le pubblicazioni dei tassi di delinquenza dal 2005, rendendo le statistiche sulle attività illecite di difficile reperimento.
Spesso le fonti ufficiali fornite dall’Onu, dall’Osservatorio venezuelano sulla violenza e dal Cicpc, l’agenzia della polizia nazionale, sono tra loro incongruenti, e ancor più spesso le cifre si discostano da quelle riportate dal governo durante occasionali dichiarazioni in merito, rilasciate soprattutto quando i dati raccolti sono al ribasso.
Le parole di Rodríguez suggeriscono che escludere dal dominio dell’informazione pubblica i dati sulla criminalità sia stata una deliberata scelta della strategia chavista portata avanti da Maduro.
L’alta corruzione tra i reparti della polizia e la carenza del sistema giudiziario, che si traduce nella difficoltà di assicurare un giusto processo agli imputati, sono gli illeciti più diffusi.
Non di meno la politicizzazione della criminalità venezuelana è la ragione per cui il governo non è trasparente nella diffusione dei dati sulla delinquenza.
Più in generale, non appartiene alla cultura militaresca dell’amministrazione venezuelana diffondere al pubblico informazioni che non siano funzionali ai loro obiettivi politici.
Il governo, così, si è da tempo arrogato il diritto di rilasciare le informazioni in base agli “interessi del Paese”, spiega David Smilde, docente dell’Università di Georgia, specializzato in Venezuela.
‘Prima la giustizia’, il partito di opposizione guidato dall’avvocato Henrique Capriles, ha spesso denunciato la mancanza di un efficiente sistema di sicurezza nel Paese, facendone tra l’altro il proprio cavallo di battaglia nella competizione politica contro il partito di governo.
Per fronteggiare la diffusa delinquenza, Nicolas Maduro ha recentemente varato il Plan Patria Segura, che prevede la discesa in strada delle forze armate per combattere il crimine, in collaborazione con la polizia.
Il ministro Rodríguez ha inoltre recentemente precisato che non è in atto un’involuzione militare dello Stato: le Forze armate nazionali bolivariane sono beneamate dalla popolazione e contribuiscono al mantenimento dell’ordine.
Le stesse fonti governative riportano che, a quasi due mesi dal lancio del piano, il tasso di delinquenza è sceso del 53 per cento.